Subito dopo la morte di Boris Nemtsov si era parlato di assassinio per “motivi di odio religioso”. Volevano farci credere che i sicari avessero agito come risposta alla solidarietà mostrata dal politico ai vignettisti di Charlie Hebdo. Poi gli inquirenti hanno cambiato versione: si è trattato di un crimine su commissione.
Ciò che è certo è che il processo giudiziario continua a sfaldarsi. A quasi 40 giorni da quel 27 febbraio, l’ex tenente ceceno Zuar Dadayev – principale sospettato per l’omicidio del leader dell’opposizione interna a Vladimir Putin e vicepremier liberale ai tempi della presidenza Eltsin – ribadisce anche davanti al tribunale che la confessione gli è stata estorta con la forza dopo che sconosciuti lo hanno rapito il 5 marzo in Inguscezia.
Per la commissione inquirente, però, lui è il colpevole.
Intanto, il Tribunale di Mosca non conferma la detenzione di tre dei cinque arrestati poco dopo l’omicidio di Nemtsov.
A 40 giorni da quel vile atto, AnnaVia tornerà ai Giardini Anna Politkovskaja di Milano per chiedere che gli assassini e i mandanti siano assicurati alla giustizia. Vi diamo appuntamento alle 18.45. Vi aspettiamo.