13 gennaio 2004: l’eredità lasciata dalla prima guerra e dal secondo conflitto ancora in corso è pesantissima: le infrastrutture produttive, l’istruzione e l’assistenza sanitaria sono completamente distrutte e la popolazione è senza lavoro. Quando all’inizio del 2004 viene annunciata la sua visita ufficiale in Arabia Saudita, il Presidente ceceno Ahmad Kadyrov dichiara gli argomenti che saranno trattati nel corso dei vari incontri: riconoscimento dell’autorità della Repubblica cecena; risoluzione del problema sanitario e approvvigionamento di farmaci; risanamento economico e questione energetica; ripristino dell’istruzione e lotta al terrorismo.
La visita in Arabia Saudita rappresenta prima di tutto il riconoscimento di Ahmad Kadyrov, da parte del mondo islamico, come capo legittimo della Repubblica cecena: “L’invito rivoltomi dal principe ereditario Abdallah è un riconoscimento della mia autorità in quanto Presidente della Repubblica cecena e sta a dimostrare che la guerra in corso in Cecenia non è un’operazione diretta contro i musulmani”, afferma Kadyrov ai giornalisti presenti all’aeroporto Vnukovo, prima di partire per l’Arabia Saudita. Inoltre il presidente ceceno è sicuro che la sua visita in Arabia Saudita rafforzerà le relazioni tra la Russia e l’Arabia Saudita: “La visita andrà oltre la discussione sugli aiuti dell’Arabia Saudita alla Repubblica cecena e potrà rafforzare le relazioni tra la Russia e il Regno saudita, in generale”; e, alla stesso tempo, servirà ad aprire un ponte tra i musulmani russi e i loro fratelli nella fede del mondo arabo: “Durante la visita consegnerò un messaggio personale del presidente russo al principe ereditario Abdallah”. Kadyrov si propone di prestare particolare attenzione ai problemi dell’ammissione della Russia all’Organizzazione della Conferenza Islamica: “La Russia ha il diritto di farlo, perché nella Federazione vivono oltre venti milioni di musulmani, e la leadership del paese guidata dal presidente Vladimir Putin sta facendo del suo meglio per consentire ai musulmani di praticare la propria religione liberamente”. Lo stesso presidente Putin, appena l’anno avanti, nel parlare dell’intenzione della Russia di rafforzare la cooperazione con l’Organizzazione della Conferenza Islamica, aveva auspicato che i musulmani russi cominciassero a percepire se stessi non solo come cittadini a pieno titolo della Russia, ma anche come parte del mondo islamico.
Ahmad Kadyrov è consapevole del ruolo che può avere il petrolio per la rinascita del suo paese e per la riconciliazione con Mosca. Il 5 ottobre 2003, appena eletto presidente della Repubblica, Kadyrov tratteggia le sue linee politiche: “La Cecenia costruirà la sua vita futura nell’ambito della Costituzione Russa (…). La Cecenia non ha bisogno di nessuno status particolare; la cosa più importante è ottenere un’ampia autonomia economica nel campo fiscale e doganale, nell’utilizzazione delle risorse naturali; trattenere nella Repubblica la maggior parte degli utili ricavati dal petrolio. Attualmente la Cecenia riceve da questa fonte solo i 49% del suo reddito (…)”.
Tra le ragioni che avevano indotto il presidente El’cin a mandare le truppe in Cecenia nel 1993 quasi mai viene indicato il fattore economico, connesso all’estrazione, il trasporto e l’esportazione del petrolio, oltre che la destinazione degli utili ricavati da tali operazioni. Infatti la Cecenia non solo è ricca di petrolio e di gas naturale (anche se i suoi giacimenti forniscono solo l’1% del petrolio e del gas estratti in tutta la Federazione Russa), ma sul suo territorio passano due strategici oleodotti russi che portano il greggio e il gas del Mar Caspio al terminal di Novorossijsk sul Mar Nero. Per Mosca non controllare la Cecenia significa perdere il controllo sul commercio petrolifero proveniente da Baku, anche perché per la Cecenia passano linee stradali e ferroviarie che costituiscono il principale asse di comunicazione commerciale est-ovest attraverso le regioni caucasiche della Federazione Russa. Per salvaguardare un futuro al suo paese e per guadagnarsi la fiducia di Putin, Kadyrov deve assicurare ai russi la certezza su questo terreno. Quando nel 1997 Mashadov era stato eletto presidente della Cecenia, il Cremlino, pur di costruire il suo oleodotto, era sceso a patti con la leadership cecena. Ma la Cecenia nel frattempo era diventata un covo per la criminalità organizzata che si arricchiva con il contrabbando del petrolio sottratto clandestinamente dalle nuove condutture. Mashadov non era stato in grado di preservare l’incolumità delle strutture petrolifere, sia quelle estrattive e di raffinazione che quelle di trasporto. Come la storia insegna, questa assenza di garanzie, unita a una serie di inadempimenti del Ministero delle Finanze Russo e all’intemperanza di Basaev e alla sua invasione del Daghestan, portarono alla rottura di fiducia tra Mosca e Groznyj e al secondo conflitto.
Kadyrov quindi deve prendere subito le misure per garantire ai russi ciò che non sono stati in grado di fare i suoi predecessori. Anche perché, con un’economia agricola distrutta dalla guerra (gran parte delle terre sono inservibili a causa delle mine e dei danni ecologici prodotti della sciagurata estrazione petrolifera), la rinascita economica della Cecenia passa necessariamente attraverso il petrolio e il gas.
Nel corso della sua visita Kadyrov intende chiedere all’Arabia Saudita, che ha accumulato una grande esperienza nel settore della raffinazione, la consegna di apparecchiature per la Cecenia. Non solo, il presidente ceceno ci tiene a ribadire la necessità che Grozneftegaz, consociata della federale Rosneft (nata con il fine di ristabilire l’industria petrolifera e del gas della Repubblica cecena), cominci a rivolgere i ricavi dalle operazioni di estrazione e di raffinazione del petrolio verso la Repubblica. Insomma Kadyrov insiste sull’esigenza che la Rosneft cambi le sue politiche economiche e spenda una parte maggiore dei proventi che ricava dalla vendita del greggio ceceno per la ricostruzione e per la soluzione dei problemi sociali in Cecenia.
In Arabia Saudita Kadyrov incontra il presidente del Consiglio delle Camere di Commercio e dell’Industria del Regno, Abdurrahman al-Jeraisy, e i più autorevoli uomini d’affari sauditi e li invita a investire in Cecenia: “Oggi abbiamo bisogno di aiuto per risanare la nostra industria petrolifera, e l’industria cecena in generale; se gli uomini d’affari sauditi faranno investimenti, con il tempo questo porterà a notevoli profitti anche per loro”. La proposta del presidente ceceno è accolta con favore da Abdurrahman al-Jeraisy che si dimostra subito interessato a stabilire contatti più stretti con la Russia, e non solo nell’ambito di progetti redditizi, ma anche per ripristinare l’economia e la sfera sociale della Repubblica cecena.
A Kadyrov non sfugge, come accennato, neanche il problema sanitario: “Le parti – riferisce Edi Isaev, membro dello staff della missione cecena – discuteranno anche la consegna di attrezzature mediche e di farmaci per la Cecenia”.
Durante i conflitti l’unica fonte di sostentamento erano stati il commercio e l’estrazione con mezzi di fortuna del petrolio raffinato con metodi artigianali. Per questo la Cecenia è in una situazione di catastrofe ecologica ed epidemiologica. L’assistenza sanitaria è praticamente inesistente e la gente muore di malattie e quasi tutta la popolazione soffre di turbe psichiche provocate dallo stress della guerra. Lo stesso Isaev in un’intervista di tre anni prima a Radio Liberty denunciava il forte aumento di tumori e malattie polmonari tra i ceceni e come le due guerre avessero trasformato la Cecenia in un territorio inabitabile, con pozzi di petrolio che bruciavano, fiumi inquinati dai rifiuti della produzione petrolifera privata e i rifiuti tossici di altri impianti di produzione chimica insepolti che circondavano città e villaggi: “Con l’eccezione delle bombe nucleari, ogni tipo di arma proibita a partire dalla guerra in Vietnam, è stata utilizzata in Cecenia (…). Gli impianti chimici di produzione che hanno utilizzato 18 milioni di tonnellate di petrolio per produrre qualsiasi tipo di prodotto sono stati distrutti. Dove è finito tutto questo? Tutto è andato nel suolo, nell’aria, nelle foreste… Intorno a Groznyj ci sono 11 pozzi di petrolio e più di 1.800 metri cubi di gas naturale che bruciano. Tutto ciò penetra nell’organismo umano (…). Le armi chimiche inquinano il suolo e le sorgenti di acqua fresca sono avvelenate. Più di 120.000 ettari di suolo agricolo non sono disponibili a causa delle mine (…). Molti coltivatori sono morti saltando in aria sulle mine. E ancora non abbiamo delle mappe dove siano indicate le zone minate. Entrambe le parti hanno piantato mine e nessuno ha conservato le mappe dei campi minati e ora dei civili muoiono…”.
Gli incontri in Arabia Saudita servono anche per porre le basi per un risanamento dell’istruzione in Cecenia. Il restauro della sfera dell’istruzione serve per raggiungere due scopi: da un lato per formare la nuova classe dirigente del paese. La morte e gli spostamenti di buona parte della popolazione negli anni delle due guerre e l’interruzione del lavoro delle scuole e dei centri di formazione hanno determinato carenza di funzionari qualificati in tutti i settori della vita pubblica. Occorre quindi provvedere alla creazione di nuovi quadri, mandando i funzionari a frequentare corsi di aggiornamento. E poi occorre risolvere il problema dell’analfabetismo giovanile, rompendo il “monopolio” detenuto dai wahhabiti in questo settore. Già alla fine della prima guerra funzionavano solo alcuni istituti privati tenuti dal clero musulmano e da esponenti delle tariqa. Il risultato era stato una progressiva arabizzazione e islamizzazione dell’istruzione. Inoltre accanto all’impoverimento e alla degradazione della maggior parte della popolazione si osservava l’enorme arricchimento della èlite separatista, i cosiddetti nuovi ceceni, delle formazioni guerrigliere e in particolare dei loro capi. Il jihad non prometteva solo la salvezza dopo la morte, ma dava anche alcuni vantaggi da vivi, come una buona paga militare che assicurava ricchezza a disperati montanari umiliati e a giovani, costretti a vivere da troppi anni nell’inerzia e senza uno scopo nella vita.
In un incontro a Gedda il 15 gennaio, Kadyrov raggiunge un importante accordo con Ahmad Mohamed Ali, presidente della Islamic Development Bank. L’intesa prevede l’invio in Cecenia di un gruppo di funzionari della Islamic Development Bank per esaminare le richieste della Cecenia per il risanamento dell’istruzione. Gli esperti avanzeranno le loro proposte, e saranno investite delle somme di denaro in questo ambito. Non solo, il 17 gennaio, dopo un incontro con il ministro degli Esteri saudita el-Feisal a Riyadh, Kadyrov annuncia la prossima apertura di un centro culturale della Repubblica cecena a Gedda, la seconda città più grande dell’Arabia Saudita. L’Arabia Saudita, spiega Kadyrov, ha bisogno di costanti informazioni sugli sviluppi in Russia. Il presidente ceceno poi visita una delle più antiche e famose università dell’Arabia Saudita, la “King Saud”, dove i docenti universitari lo mettono al corrente della significativa crescita di interesse degli studenti per la lingua russa, per capire che cosa sta succedendo nella Federazione russa, compreso nel Caucaso del Nord e in Cecenia. Nei colloqui si parla anche di possibili scambi di studenti e docenti tra istituti di istruzione superiore.
Ma il lavoro del presidente ceceno non si ferma in Arabia Saudita. Appena tornato in Russia, il 22 gennaio partecipa alla presentazione del progetto Unesco di Restauro del Sistema dell’Istruzione della Repubblica cecena, insieme al ministro degli esteri Igor Ivanov, al ministro russo dell’istruzione Vladimir Filippov, un delegato UNESCO e i capi di missioni diplomatiche di paesi europei e arabi. Il protocollo d’intesa tra il Ministero dell’Istruzione russo e l’UNESCO per il restauro del sistema di istruzione in Cecenia era stato firmato il 14 marzo 2003. Il programma prevedeva per prima cosa la formazione del personale del Ministero dell’Istruzione e la ricostituzione del personale dell’Istituto Ceceno per la Formazione Avanzata degli Insegnanti. Ora si discute circa l’introduzione di tecnologie dell’informazione e della comunicazione nel settore dell’istruzione e la realizzazione di mezzi per il recupero psicologico, pedagogico e medico-sociale nelle situazioni di emergenza. Un progetto da due milioni di dollari (300.000 dei quali concessi dal Giappone).
Per quanto riguarda il terrorismo, Kadyrov sa che è un problema che non può essere risolto con il solo uso della forza. Un modo per fermare la diffusione dell’ideologia estremista è quello di promuovere l’educazione religiosa. Gli estremisti, secondo Kadyrov, hanno usato la loro fede come bandiera solo per i loro scopi sovversivi. Per questo il leader ceceno ritiene fondamentale che anche la questione della cooperazione in materia di istruzione religiosa venga discussa durante la sua visita in Arabia Saudita. È noto infatti che alcuni enti di beneficenza sauditi hanno fatto un uso illegale delle loro risorse per sostenere attività terroristiche sia all’interno del Regno che all’estero. Kadyrov vuole assicurarsi che le autorità saudite pongano maggiore vigore nel tagliare questo canale di approvvigionamento al terrorismo.
Kadyrov rappresenta un’opportunità non solo per la Cecenia e la Federazione Russa, ma anche per l’Arabia Saudita. La Russia è un paese multi-confessionale e non è un segreto la percezione negativa che l’Occidente nutre nei confronti degli arabi e dei musulmani. E, d’altra parte, lo stesso si può dire per quanto riguarda il modo in cui i membri della civiltà occidentale sono visti in Oriente. Kadyrov crede che il suo viaggio possa servire anche per cancellare queste percezioni negative reciproche, per costruire dei ponti di comprensione tra i membri di diverse culture e religioni, e non solo a livello ufficiale.
Gli abitanti dell’Arabia Saudita appartengono al ramo sunnita dell’Islam nella sua forma Hanbalita. In particolare l’ideologia del Regno si basa sugli insegnamenti di Muhammad ibn Abd al-Wahhab. “Già nel XIX secolo, i teologi egiziani dell’Università islamica di Al-Azhar avevano stabilito che questi insegnamenti non contraddicono i principi fondamentali dell’Islam – spiega Aleksej Vasil’ev, membro dell’Accademia Russa delle Scienze e presidente del Centro per la civiltà e gli studi regionali -. Non importa quanto il termine wahhabismo possa essere collegato in Russia e in Occidente all’Arabia Saudita, i sauditi non si identificano con esso. In Russia, il wahhabismo è venuto a designare le tendenze estremiste musulmane del Caucaso del Nord, ma questa è una distorsione della realtà. Molti musulmani nel Caucaso del Nord, per protestare contro le ingiustizie economiche e sociali, rifiutano la forma di Islam dominante nella regione e si rivolgono all’Hanbalismo e agli insegnamenti di Wahhab. È un loro diritto e i politici non dovrebbero interferire, a meno che certi movimenti non comincino ad assumere forme estremiste. E in questo caso, lo Stato non può tirarsi indietro e restare a guardare. Questo, tuttavia, non significa che tutti i Ceceni che predicano l’Islam Hanbalita siano degli estremisti o dei terroristi. Il terrorismo non ha nessuna relazione con la religione”.
Il 16 gennaio a Gedda il presidente ceceno incontra lo sceicco Mohammad al-Sabouni, riconosciuto dai teologi musulmani come “servitore del Corano”, che lascia una dichiarazione importante secondo la quale i terroristi in Cecenia vengono meno ai principi del Corano: “I loro attentati non hanno nulla a che fare con il jihad, la guerra santa per la fede musulmana”, afferma lo sceicco conosciuto come l’autore di 40 libri sull’Islam.
Occorre ricordare che Kadyrov arriva in Arabia Saudita non solo per condurre negoziati politici, ma anche per parlare di problemi religiosi. Vasil’ev infatti ricorda che Kadyrov in passato è stato muftì della Cecenia: “In quanto uomo profondamente religioso parlerà la stessa lingua con i sauditi: il linguaggio dell’Islam (…), il linguaggio della tolleranza e del jihad, un concetto che riguarda principalmente il raggiungimento per l’uomo dell’auto-perfezione”.
Ahmad Kadyrov, la cui famiglia come tutte le famiglie cecene era stata vittima delle deportazioni staliniane del 1944, era nato il 23 agosto 1951 a Karaganda, in Kazahstan. I suoi genitori provenivano dal villaggio di Centoroj e appartenevano al nobile tuhum di Nohčmahkahoj, al taip di Benoj. Il padre di Ahmad era stato mullah e aveva preservato le convinzioni islamiche nella famiglia anche negli anni della deportazione. Ahmad aveva seguito le orme paterne e negli anni ’80 si era diplomato alla Madrasa (Scuola Superiore Islamica) di Mir-‘Arab a Buhara in Uzbekistan. Tornato in Cecenia, nel 1989 Kadyrov fondò la prima Madrasa del nord Caucaso di cui rimase rettore fino al 1994. Nel 1995 fu nominato muftì ufficiale della Cecenia.
“Io ero fortemente contro l’introduzione della Shari’a nella Repubblica, – ricorda Kadyrov – ma non perché non volessi una cosa del genere. In realtà attualmente sto lavorando duro per questo. Ma so che non siamo pronti. Si deve coltivare una nuova generazione per crescere i figli nello spirito dell’Islam. Le norme della Shari’a che ci erano state imposte erano solamente l’interpretazione di una parte di quelle sudanesi. Esse erano state approvate da Jandarbiev, senza chiedere il parere a nessuno. Quando Aslan Mashadov ed io andammo in visita in Arabia Saudita e ci incontrammo con il governo del Sudan, i funzionari sudanesi ci raccontarono di aver impiegato 11 anni per istituire un governo della Shari’a. E loro volevano fare tutto in un giorno? Le cose non funzionano così. E inoltre, chi ci ha imposto l’Islam? Movladi Udugov, che non ha idea di cosa sia l’Islam? O Mashadov e Jandarbiev? Chi sono? Non conoscono le basi dell’Islam, non lo capiscono”. Alla fine del primo conflitto Jandarbiev infatti aveva dato via a quell’islamizzazione della Cecenia che sarebbe divenuta il tratto dominante della resistenza contro i russi durante la seconda guerra iniziata nel 1999. Già nel settembre 1996, appena raggiunto l’accordo di pace con Mosca, Jandarbiev aveva emesso un decreto introducendo il nuovo codice penale fondato sui principi della Shari’a e l’insegnamento della lingua araba e dei fondamenti della religione islamica in tutte le scuole. Nel febbraio del 1999 Mashadov aveva introdotto per decreto la Shari’a in forma completa, vale a dire in tutti gli aspetti della vita nazionale.
Kadyrov è convinto che lo studio da parte dei bambini dei principi fondamentali dell’Islam li aiuterà in futuro a orientarsi sulle questioni religiose e a proteggerli dall’influenza di movimenti radicali ed estremisti. Lo scopo quindi è quello di contrapporre la loro ideologia alla fede “vera”, cioè ufficiale, tradizionalista e sufi del Caucaso predicata dai governi locali.
Un amico ricorda Ahmad Kadyrov – Intervista a Mukaev Husejn
1. Mukaev Husejn, mi racconta che ruolo aveva all’interno del governo ceceno? E, innanzi tutto, di che anni stiamo parlando?
Lavoravo in un organo statale che gestiva relazioni con l’estero e la politica nazionale. Stiamo parlando del 2002. In quel periodo nessuno ci riconosceva e per rimediare a questo fatto si era deciso, ad una riunione con Ahmad di inviare dei rappresentanti della Cecenia perché parlassero e spiegassero come realmente stavano le cose.
Due anni dopo facemmo il nostro primo viaggio in Giordania. In quel periodo Ahmad era visto male. Nessuno ci offriva ospitalità. Eravamo come dei traditori. Nonostante tutto facevo degli incontri con la gente e parlavo loro della direzione presa da Ahmad: spiegavo come lui la pensava e quale futuro vedeva per la Cecenia.
Nel 2003 mi sono di nuovo recato in Giordania. Questa volta ho portato con me un libretto intitolato “La mia scelta” scritto da Ahmad, nel quale lui raccontava il suo punto di vista, spiegando il perché di molte cose. Questo libretto è stato tradotto in arabo e diffuso in quasi tutti i paesi del medio oriente. Grazie a questa mossa nell’autunno dello stesso anno in molti si sono schierati al suo fianco.
Nel 2003 ci furono le elezioni presidenziali in Cecenia dove Ahmad venne eletto presidente. Nello stesso periodo sono diventato il Capo dell’amministrazione delle relazioni con l’estero e della politica nazionale.
2. Ora di cosa si occupa?
Ora sono in pensione.
3. Si ricorda come ha conosciuto Ahmad Kadyrov? Che ricordo ha del vostro primo incontro?
Ci siamo conosciuti negli anni ‘80. A quei tempi lui insegnava nell’istituto islamico di Kurčaloj. Mi aveva fatto l’impressione di una persona molto positiva, istruita e gentile.
4. Ho preparato un resoconto dell’ultimo viaggio di Kadyrov. Si è trattato di una missione in Arabia saudita. Si ricorda di questo viaggio di Ahmad? Che ricordo ne ha? Si ricorda perché andò in Arabia Saudita? E si ricorda che rilevanza dava Ahmad, quali speranze riponeva in questo viaggio e negli incontri che avrebbe fatto?
I paesi islamici lo odiavano perché lo ritenevano un traditore. Ahmad non si offendeva per questo fatto. Lui voleva far capire loro le sue ragioni. Andando lì e parlando con loro voleva mettere i punti sulle “i”. Perché secondo lui quando un musulmano uccide un altro mussulmano questa non può essere “jihad”. Lui voleva spiegare come realmente stavano le cose e quale futuro attendeva la Cecenia se fosse proseguita la guerra. Voleva conoscere la loro opinione sulla via da lui scelta.
5. Secondo lei su quale fronte si è impegnato di più Ahmad per la rinascita della Repubblica dopo la guerra?
Rispettare la religione insegnata da Maometto; onestà, diligenza questi sono i principali indirizzi seguiti da lui.
6. Ahmad pensava di dover sconfiggere il “terrorismo” attraverso l’istruzione (il vostro presidente era convinto che lo studio da parte dei bambini dei principi fondamentali dell’Islam li avrebbe aiutati a proteggerli dall’influenza di movimenti radicali ed estremisti), ma anche con l’uso della forza e della violenza. Come si possono conciliare questi due sistemi in un uomo profondamente religioso come Kadyrov? E i suoi strumenti furono secondo lei efficaci?
L’istruzione era di vitale necessità perché si potesse salvare il popolo ceceno. Non solo. Allo stesso modo dava importanza alla cultura e allo sport. L’uso della forza era inevitabile in un sistema di totale anarchia. Però la storia ci dimostra che i sistemi da lui scelti furono molto efficaci. Oggi la Cecenia è uno dei posti più sicuri del Caucaso del nord.
7. In occidente si critica spesso la Cecenia per la mancanza di democrazia e per il mancato rispetto dei diritti dell’uomo. Come risponde a questo giudizio.
Si è parlato molto del fatto che in Cecenia non c’è libertà di parola, che i diritti dell’uomo vengono violati. Perché tutti capiscano che non è vero, Ramzan Kadyrov ha aperto delle sue pagine su vari social network come instagram, facebook, twitter, ecc. Lì la gente può lasciare le proprie lamentele. Su ciascuna di queste pagine sono indicati i numeri diretti per telefonare, inviare sms e e-mail. E’ stato creato un comitato specifico che esamina tutte le lamentele della gente. Molti appelli vengono controllati da Ramzan in persona e la risposta viene data in tempi molto brevi.
8. Come ha affrontato il problema sanitario Ahmad Kadyrov? Dopo la guerra c’erano molte malattie e molte persone hanno sofferto per l’inquinamento dovuto all’uso di armi anche non convenzionali, per l’avvelenamento dovuto ai pozzi petroliferi che bruciavano… Oppure molti agricoltori saltavano in aria sulle mine… e molti ospedali erano stati distrutti… Come ha risolto Kadyrov il problema della sanità e della salute della Repubblica?
Non è stato facile. Fino al 2004 si è faticato molto. I continui combattimenti, gli attacchi dei guerriglieri ai pozzi di petrolio, l’impossibilità di raccogliere i rifiuti avevano messo la Cecenia sull’orlo della catastrofe sanitaria. Dal 2004 invece la situazione ha iniziato a normalizzarsi e quindi è stato possibile raccogliere i rifiuti, ricostruire gli ospedali e richiamare in patria i dottori che erano fuggiti via dalla Cecenia a causa della guerra.
9. Quale è l’eredità lasciata da Kadyrov? Quali risultati ha raggiunto e quali messaggi ha mandato al suo popolo Ahmad con la sua breve presidenza?
Un futuro sereno! Grazie a lui e a suo figlio, che continua la via di suo padre, la Cecenia è diventata il gioiello di Caucaso del Nord. Lui ha dato al popolo ceceno libertà, lavoro, sanità, istruzione e garanzia per un futuro prospero. Il suo testamento sono le leggi della Shari’a e la Costituzione della Federazione Russa. Rispettandole entrambe in Cecenia ci sarà la pace e tranquillità.
10. Ora avrei piacere di chiudere la nostra chiacchierata, lasciando da parte la politica e rivolgendole una domanda più “intima”. Com’era Kadyrov nel privato: con lei, gli amici… Mi racconti, se vuole qualche aneddoto, qualche episodio…
Al lavoro era molto serio, esigente. Uomo di poche parole. In privato invece era completamente un’altra persona. Amava molto i suoi amici. Voleva loro tanto bene. Sapeva far ridere loro ed era un godimento stare in sua compagnia. Di aneddoti ne raccontava tanti. Però me ne ricordo di uno in particolare:
«Un ceceno va in Francia. Arriva a Parigi e decide di andare a un concerto. Va al teatro. Il concerto inizia ed ecco che entra il pianista. Si mette a sedere. Si aggiusta l’abito. Poi prende il pianoforte e lo trascina a sé. A questo punto il ceceno corre verso il palco gridando “Paesano! Paesano!”. Beh, la security lo blocca, ma lui continua a gridare. Allora il pianista si avvicina e gli fa. “Come hai fatto a capire che sono ceceno”? –“Facile – risponde lui – Hai tirato il pianoforte verso la sedia invece di metterla vicino al piano, che sarebbe più logico”!»