Archivi categoria: Cecenia

7 ottobre in memoria di #AnnaPolitkovskaja, una donna non rieducabile

Da quando Anna Politkovskaja è stata uccisa il suo telefono nella redazione del quotidiano Novaja Gazeta ha smesso di squillare. Prima suonava in continuazione. Le chiedevano aiuto le donne che cercavano i propri figli, scomparsi improvvisamente durante la guerra nel nord del Caucaso; i figli rimasti senza padre; i padri che avevano perso la famiglia intera. Ma da quando Anna è morta, anche queste persone sono svanite nel nulla. Sono tornate ad essere invisibili. Perché non c’è più nessuno a guardarle negli occhi e ascoltare le loro storie. 
Stasera al teatro Out Off di Milano ricordiamo Anna Politkovskaja col memorandum teatrale “Donna non rieducabile” di Stefano Massini. Progetto di e con Elena Arvigo, regia di Rosario Tedesco.

Gli appuntamenti con Annaviva – per non dimenticare – continuano anche nelle prossime settimane:

8 ottobre – ore 18 al Teatro Out Off proiezione del documentario A Bitter Taste of Freedom 

10 ottobre – ore 17 letture di testi di Anna Politkovskaja ai Giardini Anna Politkovskaja a Milano (Porta Garibaldi)

15 ottobre – ore 18 al Teatro Out Off proiezione del documentario Letter to Anna

22 ottobre – ore 18 al Teatro Out Off proiezione del documentario 211: Anna

In memoria di Anna: a Mosca la manifestazione di Amnesty International

Un bouquet di fiori di carta composto da appelli per chiedere alle autorità russe di ristabilire la giustizia nel caso Politkovskaja. È così che Ammesty International intende onorare a Mosca la memoria della giornalista russa nel giorno dell’ottavo anniversario del suo assassinio.

L’organizzazione internazionale ha deciso di chiamare a raccolta la società civile, i giornalisti, i colleghi, gli amici di Anna e ha dato loro appuntamento alle ore 14 nella redazione della Novaja Gazeta per consegnare i bouquet di carta. Perché otto anni dopo quel 7 ottobre 2006, sono ancora forti il dolore, lo sgomento, la rabbia per la morte della giornalista che ha lottato ogni giorno affianco ai deboli, agli indifesi, alle vittime di giochi di potere e soprusi e violenze.

“In redazione venivano a chiederle aiuto le donne che cercavano i propri figli scomparsi durante la guerra in Cecenia, i figli rimasti senza padre, i padri che avevano perso la famiglia intera. Da quando Anna è morta, anche queste persone sono scomparse” ha raccontato Vitalij Yaroshevskij, vicedirettore di Novaja Gazeta, in occasione dell’inaugurazione dei Giardini Politkovskaja a Milano.

“Il giornalista – scriveva Anna in Cecenia il disonore russo– deve produrre reportage, servizi, interviste. E le lacrime che versa nell’una o nell’altra occasione non interessano, in fondo, nessuno. Descrivi quello che vedi, metti insieme dei fatti e analizzali. Punto e basta”.

IMG_0201-0.JPG

Albero_dei_Giusti

Domani si inaugura il Giardino dei Giusti di Varsavia, con un altro albero per Anna

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo comunicato degli amici di Gariwo, grazie al quale domani verrà inaugurato un Giardino simile a quello di Milano. Anche in Polonia, come in Italia, ci sarà un albero per Anna Politkovskaja. Per la nostra associazione, sarà presente a Varsavia Andrea Riscassi.
Noi non dimentichiamo.

……………………….

Il 5 giugno 2014 sarà inaugurato a Varsavia il primo Giardino dei Giusti di un Paese, la Polonia, che nell’arco di settant’anni ha conosciuto le due ideologie totalitarie del Novecento.

Il Giardino, situato nel quartiere di Wola, vicino al luogo in cui sorgeva il Ghetto, nasce dalla collaborazione tra Gariwo e il Comitato per il Giardino dei Giusti di Varsavia, costituito su impulso del compianto Tadeusz Mazowiecki – già Primo Ministro polacco e tra i fondatori di Solidarnosc – durante le celebrazioni della prima Giornata europea dei Giusti, il 6 marzo 2013. Questa Giornata è stata istituita, su proposta di Gariwo, grazie alla sinergia tra gli europarlamentari italiani e polacchi che hanno coinvolto l’intero Parlamento europeo.

“Questo giardino vuole essere un monito all’Europa affinché combatta ogni forma di razzismo, ogni ideologia totalitaria. – sottolinea Gabriele Nissim, presidente di Gariwo – In questo giardino saranno onorati prima di tutto coloro che si sono impegnati per salvare gli ebrei durante la Shoah, nel Paese in cui sono stati costruiti i campi e sterminata l’intera comunità ebraica. E accanto a loro saranno ricordati tutti quelli che lottano contro i totalitarismi e per la prevenzione dei genocidi”.

Durante la cerimonia, organizzata dalla Casa di Incontri con la Storia di Varsavia, saranno piantati gli alberi con i cippi – sul modello del Giardino al Monte Stella di Milano – dedicati a:

Marek Edelman, vicecomandante dell’insurrezione nel Ghetto di Varsavia, che ha dedicato la vita all’impegno civile in favore dei più deboli e in difesa della libertà
Jan Karski, emissario dello Stato clandestino polacco che ha tentato invano di far conoscere al mondo lo sterminio degli ebrei
Magdalena Grodzka-Guzkowska, soldato dell’esercito clandestino polacco che ha salvato molti ebrei del Ghetto
Tadeusz Mazowiecki, politico che per protesta contro la passività del mondo ha rimesso il suo incarico ONU in Bosnia-Erzegovina
Antonia Locatelli, missionaria italiana che ha perso la vita per denunciare il genocidio dei Tutsi in Rwanda
Anna Politkovskaja, giornalista russa uccisa per le sue inchieste sugli orrori della guerra in Cecenia

La cerimonia, aperta dai saluti di Zbigniew Gluza, presidente del Comitato per il Giardino dei Giusti di Varsavia, Hanna Gronkiewicz- Waltz, sindaco di Varsavia e Gabriele Nissim, presidente di Gariwo, si svolgerà alla presenza dei familiari dei Giusti onorati, dei rappresentanti delle istituzioni e di numerose associazioni internazionali – International Raoul Wallenberg Foundation, l’associazione AnnaViva e Gariwo-Repubblica Ceca tra le altre.

A seguire, ricevimento presso l’Ambasciata italiana a Varsavia e, a conclusione della giornata, tavola rotonda sul valore dei Giusti al Museo della Storia degli Ebrei Polacchi di Varsavia con Gabriele Nissim, Marc Henry Fermont, familiare del presidente per trent’anni della Commissione dei Giusti di Yad Vashem Moshe Bejski, Konstanty Gebert, corrispondente di guerra e scrittore, Maria Wiernikowska corrispondente di guerra e Tomasz Jastrun, giornalista e poeta.

L’ultimo viaggio del Presidente (15-18 gennaio 2004) di Massimo Ceresa

Ahmad Kadyrov

13 gennaio 2004: l’eredità lasciata dalla prima guerra e dal secondo conflitto ancora in corso è pesantissima: le infrastrutture produttive, l’istruzione e l’assistenza sanitaria sono completamente distrutte e la popolazione è senza lavoro. Quando all’inizio del 2004 viene annunciata la sua visita ufficiale in Arabia Saudita, il Presidente ceceno Ahmad Kadyrov dichiara gli argomenti che saranno trattati nel corso dei vari incontri: riconoscimento dell’autorità della Repubblica cecena; risoluzione del problema sanitario e approvvigionamento di farmaci; risanamento economico e questione energetica; ripristino dell’istruzione e lotta al terrorismo.
La visita in Arabia Saudita rappresenta prima di tutto il riconoscimento di Ahmad Kadyrov, da parte del mondo islamico, come capo legittimo della Repubblica cecena: “L’invito rivoltomi dal principe ereditario Abdallah è un riconoscimento della mia autorità in quanto Presidente della Repubblica cecena e sta a dimostrare che la guerra in corso in Cecenia non è un’operazione diretta contro i musulmani”, afferma Kadyrov ai giornalisti presenti all’aeroporto Vnukovo, prima di partire per l’Arabia Saudita. Inoltre il presidente ceceno è sicuro che la sua visita in Arabia Saudita rafforzerà le relazioni tra la Russia e l’Arabia Saudita: “La visita andrà oltre la discussione sugli aiuti dell’Arabia Saudita alla Repubblica cecena e potrà rafforzare le relazioni tra la Russia e il Regno saudita, in generale”; e, alla stesso tempo, servirà ad aprire un ponte tra i musulmani russi e i loro fratelli nella fede del mondo arabo: “Durante la visita consegnerò un messaggio personale del presidente russo al principe ereditario Abdallah”. Kadyrov si propone di prestare particolare attenzione ai problemi dell’ammissione della Russia all’Organizzazione della Conferenza Islamica: “La Russia ha il diritto di farlo, perché nella Federazione vivono oltre venti milioni di musulmani, e la leadership del paese guidata dal presidente Vladimir Putin sta facendo del suo meglio per consentire ai musulmani di praticare la propria religione liberamente”. Lo stesso presidente Putin, appena l’anno avanti, nel parlare dell’intenzione della Russia di rafforzare la cooperazione con l’Organizzazione della Conferenza Islamica, aveva auspicato che i musulmani russi cominciassero a percepire se stessi non solo come cittadini a pieno titolo della Russia, ma anche come parte del mondo islamico.
Ahmad Kadyrov è consapevole del ruolo che può avere il petrolio per la rinascita del suo paese e per la riconciliazione con Mosca. Il 5 ottobre 2003, appena eletto presidente della Repubblica, Kadyrov tratteggia le sue linee politiche: “La Cecenia costruirà la sua vita futura nell’ambito della Costituzione Russa (…). La Cecenia non ha bisogno di nessuno status particolare; la cosa più importante è ottenere un’ampia autonomia economica nel campo fiscale e doganale, nell’utilizzazione delle risorse naturali; trattenere nella Repubblica la maggior parte degli utili ricavati dal petrolio. Attualmente la Cecenia riceve da questa fonte solo i 49% del suo reddito (…)”.
Tra le ragioni che avevano indotto il presidente El’cin a mandare le truppe in Cecenia nel 1993 quasi mai viene indicato il fattore economico, connesso all’estrazione, il trasporto e l’esportazione del petrolio, oltre che la destinazione degli utili ricavati da tali operazioni. Infatti la Cecenia non solo è ricca di petrolio e di gas naturale (anche se i suoi giacimenti forniscono solo l’1% del petrolio e del gas estratti in tutta la Federazione Russa), ma sul suo territorio passano due strategici oleodotti russi che portano il greggio e il gas del Mar Caspio al terminal di Novorossijsk sul Mar Nero. Per Mosca non controllare la Cecenia significa perdere il controllo sul commercio petrolifero proveniente da Baku, anche perché per la Cecenia passano linee stradali e ferroviarie che costituiscono il principale asse di comunicazione commerciale est-ovest attraverso le regioni caucasiche della Federazione Russa. Per salvaguardare un futuro al suo paese e per guadagnarsi la fiducia di Putin, Kadyrov deve assicurare ai russi la certezza su questo terreno. Quando nel 1997 Mashadov era stato eletto presidente della Cecenia, il Cremlino, pur di costruire il suo oleodotto, era sceso a patti con la leadership cecena. Ma la Cecenia nel frattempo era diventata un covo per la criminalità organizzata che si arricchiva con il contrabbando del petrolio sottratto clandestinamente dalle nuove condutture. Mashadov non era stato in grado di preservare l’incolumità delle strutture petrolifere, sia quelle estrattive e di raffinazione che quelle di trasporto. Come la storia insegna, questa assenza di garanzie, unita a una serie di inadempimenti del Ministero delle Finanze Russo e all’intemperanza di Basaev e alla sua invasione del Daghestan, portarono alla rottura di fiducia tra Mosca e Groznyj e al secondo conflitto.
Kadyrov quindi deve prendere subito le misure per garantire ai russi ciò che non sono stati in grado di fare i suoi predecessori. Anche perché, con un’economia agricola distrutta dalla guerra (gran parte delle terre sono inservibili a causa delle mine e dei danni ecologici prodotti della sciagurata estrazione petrolifera), la rinascita economica della Cecenia passa necessariamente attraverso il petrolio e il gas.
Nel corso della sua visita Kadyrov intende chiedere all’Arabia Saudita, che ha accumulato una grande esperienza nel settore della raffinazione, la consegna di apparecchiature per la Cecenia. Non solo, il presidente ceceno ci tiene a ribadire la necessità che Grozneftegaz, consociata della federale Rosneft (nata con il fine di ristabilire l’industria petrolifera e del gas della Repubblica cecena), cominci a rivolgere i ricavi dalle operazioni di estrazione e di raffinazione del petrolio verso la Repubblica. Insomma Kadyrov insiste sull’esigenza che la Rosneft cambi le sue politiche economiche e spenda una parte maggiore dei proventi che ricava dalla vendita del greggio ceceno per la ricostruzione e per la soluzione dei problemi sociali in Cecenia.
In Arabia Saudita Kadyrov incontra il presidente del Consiglio delle Camere di Commercio e dell’Industria del Regno, Abdurrahman al-Jeraisy, e i più autorevoli uomini d’affari sauditi e li invita a investire in Cecenia: “Oggi abbiamo bisogno di aiuto per risanare la nostra industria petrolifera, e l’industria cecena in generale; se gli uomini d’affari sauditi faranno investimenti, con il tempo questo porterà a notevoli profitti anche per loro”. La proposta del presidente ceceno è accolta con favore da Abdurrahman al-Jeraisy che si dimostra subito interessato a stabilire contatti più stretti con la Russia, e non solo nell’ambito di progetti redditizi, ma anche per ripristinare l’economia e la sfera sociale della Repubblica cecena.
A Kadyrov non sfugge, come accennato, neanche il problema sanitario: “Le parti – riferisce Edi Isaev, membro dello staff della missione cecena – discuteranno anche la consegna di attrezzature mediche e di farmaci per la Cecenia”.
Durante i conflitti l’unica fonte di sostentamento erano stati il commercio e l’estrazione con mezzi di fortuna del petrolio raffinato con metodi artigianali. Per questo la Cecenia è in una situazione di catastrofe ecologica ed epidemiologica. L’assistenza sanitaria è praticamente inesistente e la gente muore di malattie e quasi tutta la popolazione soffre di turbe psichiche provocate dallo stress della guerra. Lo stesso Isaev in un’intervista di tre anni prima a Radio Liberty denunciava il forte aumento di tumori e malattie polmonari tra i ceceni e come le due guerre avessero trasformato la Cecenia in un territorio inabitabile, con pozzi di petrolio che bruciavano, fiumi inquinati dai rifiuti della produzione petrolifera privata e i rifiuti tossici di altri impianti di produzione chimica insepolti che circondavano città e villaggi: “Con l’eccezione delle bombe nucleari, ogni tipo di arma proibita a partire dalla guerra in Vietnam, è stata utilizzata in Cecenia (…). Gli impianti chimici di produzione che hanno utilizzato 18 milioni di tonnellate di petrolio per produrre qualsiasi tipo di prodotto sono stati distrutti. Dove è finito tutto questo? Tutto è andato nel suolo, nell’aria, nelle foreste… Intorno a Groznyj ci sono 11 pozzi di petrolio e più di 1.800 metri cubi di gas naturale che bruciano. Tutto ciò penetra nell’organismo umano (…). Le armi chimiche inquinano il suolo e le sorgenti di acqua fresca sono avvelenate. Più di 120.000 ettari di suolo agricolo non sono disponibili a causa delle mine (…). Molti coltivatori sono morti saltando in aria sulle mine. E ancora non abbiamo delle mappe dove siano indicate le zone minate. Entrambe le parti hanno piantato mine e nessuno ha conservato le mappe dei campi minati e ora dei civili muoiono…”.
Gli incontri in Arabia Saudita servono anche per porre le basi per un risanamento dell’istruzione in Cecenia. Il restauro della sfera dell’istruzione serve per raggiungere due scopi: da un lato per formare la nuova classe dirigente del paese. La morte e gli spostamenti di buona parte della popolazione negli anni delle due guerre e l’interruzione del lavoro delle scuole e dei centri di formazione hanno determinato carenza di funzionari qualificati in tutti i settori della vita pubblica. Occorre quindi provvedere alla creazione di nuovi quadri, mandando i funzionari a frequentare corsi di aggiornamento. E poi occorre risolvere il problema dell’analfabetismo giovanile, rompendo il “monopolio” detenuto dai wahhabiti in questo settore. Già alla fine della prima guerra funzionavano solo alcuni istituti privati tenuti dal clero musulmano e da esponenti delle tariqa. Il risultato era stato una progressiva arabizzazione e islamizzazione dell’istruzione. Inoltre accanto all’impoverimento e alla degradazione della maggior parte della popolazione si osservava l’enorme arricchimento della èlite separatista, i cosiddetti nuovi ceceni, delle formazioni guerrigliere e in particolare dei loro capi. Il jihad non prometteva solo la salvezza dopo la morte, ma dava anche alcuni vantaggi da vivi, come una buona paga militare che assicurava ricchezza a disperati montanari umiliati e a giovani, costretti a vivere da troppi anni nell’inerzia e senza uno scopo nella vita.
In un incontro a Gedda il 15 gennaio, Kadyrov raggiunge un importante accordo con Ahmad Mohamed Ali, presidente della Islamic Development Bank. L’intesa prevede l’invio in Cecenia di un gruppo di funzionari della Islamic Development Bank per esaminare le richieste della Cecenia per il risanamento dell’istruzione. Gli esperti avanzeranno le loro proposte, e saranno investite delle somme di denaro in questo ambito. Non solo, il 17 gennaio, dopo un incontro con il ministro degli Esteri saudita el-Feisal a Riyadh, Kadyrov annuncia la prossima apertura di un centro culturale della Repubblica cecena a Gedda, la seconda città più grande dell’Arabia Saudita. L’Arabia Saudita, spiega Kadyrov, ha bisogno di costanti informazioni sugli sviluppi in Russia. Il presidente ceceno poi visita una delle più antiche e famose università dell’Arabia Saudita, la “King Saud”, dove i docenti universitari lo mettono al corrente della significativa crescita di interesse degli studenti per la lingua russa, per capire che cosa sta succedendo nella Federazione russa, compreso nel Caucaso del Nord e in Cecenia. Nei colloqui si parla anche di possibili scambi di studenti e docenti tra istituti di istruzione superiore.
Ma il lavoro del presidente ceceno non si ferma in Arabia Saudita. Appena tornato in Russia, il 22 gennaio partecipa alla presentazione del progetto Unesco di Restauro del Sistema dell’Istruzione della Repubblica cecena, insieme al ministro degli esteri Igor Ivanov, al ministro russo dell’istruzione Vladimir Filippov, un delegato UNESCO e i capi di missioni diplomatiche di paesi europei e arabi. Il protocollo d’intesa tra il Ministero dell’Istruzione russo e l’UNESCO per il restauro del sistema di istruzione in Cecenia era stato firmato il 14 marzo 2003. Il programma prevedeva per prima cosa la formazione del personale del Ministero dell’Istruzione e la ricostituzione del personale dell’Istituto Ceceno per la Formazione Avanzata degli Insegnanti. Ora si discute circa l’introduzione di tecnologie dell’informazione e della comunicazione nel settore dell’istruzione e la realizzazione di mezzi per il recupero psicologico, pedagogico e medico-sociale nelle situazioni di emergenza. Un progetto da due milioni di dollari (300.000 dei quali concessi dal Giappone).
Per quanto riguarda il terrorismo, Kadyrov sa che è un problema che non può essere risolto con il solo uso della forza. Un modo per fermare la diffusione dell’ideologia estremista è quello di promuovere l’educazione religiosa. Gli estremisti, secondo Kadyrov, hanno usato la loro fede come bandiera solo per i loro scopi sovversivi. Per questo il leader ceceno ritiene fondamentale che anche la questione della cooperazione in materia di istruzione religiosa venga discussa durante la sua visita in Arabia Saudita. È noto infatti che alcuni enti di beneficenza sauditi hanno fatto un uso illegale delle loro risorse per sostenere attività terroristiche sia all’interno del Regno che all’estero. Kadyrov vuole assicurarsi che le autorità saudite pongano maggiore vigore nel tagliare questo canale di approvvigionamento al terrorismo.
Kadyrov rappresenta un’opportunità non solo per la Cecenia e la Federazione Russa, ma anche per l’Arabia Saudita. La Russia è un paese multi-confessionale e non è un segreto la percezione negativa che l’Occidente nutre nei confronti degli arabi e dei musulmani. E, d’altra parte, lo stesso si può dire per quanto riguarda il modo in cui i membri della civiltà occidentale sono visti in Oriente. Kadyrov crede che il suo viaggio possa servire anche per cancellare queste percezioni negative reciproche, per costruire dei ponti di comprensione tra i membri di diverse culture e religioni, e non solo a livello ufficiale.
Gli abitanti dell’Arabia Saudita appartengono al ramo sunnita dell’Islam nella sua forma Hanbalita. In particolare l’ideologia del Regno si basa sugli insegnamenti di Muhammad ibn Abd al-Wahhab. “Già nel XIX secolo, i teologi egiziani dell’Università islamica di Al-Azhar avevano stabilito che questi insegnamenti non contraddicono i principi fondamentali dell’Islam – spiega Aleksej Vasil’ev, membro dell’Accademia Russa delle Scienze e presidente del Centro per la civiltà e gli studi regionali -. Non importa quanto il termine wahhabismo possa essere collegato in Russia e in Occidente all’Arabia Saudita, i sauditi non si identificano con esso. In Russia, il wahhabismo è venuto a designare le tendenze estremiste musulmane del Caucaso del Nord, ma questa è una distorsione della realtà. Molti musulmani nel Caucaso del Nord, per protestare contro le ingiustizie economiche e sociali, rifiutano la forma di Islam dominante nella regione e si rivolgono all’Hanbalismo e agli insegnamenti di Wahhab. È un loro diritto e i politici non dovrebbero interferire, a meno che certi movimenti non comincino ad assumere forme estremiste. E in questo caso, lo Stato non può tirarsi indietro e restare a guardare. Questo, tuttavia, non significa che tutti i Ceceni che predicano l’Islam Hanbalita siano degli estremisti o dei terroristi. Il terrorismo non ha nessuna relazione con la religione”.
Il 16 gennaio a Gedda il presidente ceceno incontra lo sceicco Mohammad al-Sabouni, riconosciuto dai teologi musulmani come “servitore del Corano”, che lascia una dichiarazione importante secondo la quale i terroristi in Cecenia vengono meno ai principi del Corano: “I loro attentati non hanno nulla a che fare con il jihad, la guerra santa per la fede musulmana”, afferma lo sceicco conosciuto come l’autore di 40 libri sull’Islam.
Occorre ricordare che Kadyrov arriva in Arabia Saudita non solo per condurre negoziati politici, ma anche per parlare di problemi religiosi. Vasil’ev infatti ricorda che Kadyrov in passato è stato muftì della Cecenia: “In quanto uomo profondamente religioso parlerà la stessa lingua con i sauditi: il linguaggio dell’Islam (…), il linguaggio della tolleranza e del jihad, un concetto che riguarda principalmente il raggiungimento per l’uomo dell’auto-perfezione”.
Ahmad Kadyrov, la cui famiglia come tutte le famiglie cecene era stata vittima delle deportazioni staliniane del 1944, era nato il 23 agosto 1951 a Karaganda, in Kazahstan. I suoi genitori provenivano dal villaggio di Centoroj e appartenevano al nobile tuhum di Nohčmahkahoj, al taip di Benoj. Il padre di Ahmad era stato mullah e aveva preservato le convinzioni islamiche nella famiglia anche negli anni della deportazione. Ahmad aveva seguito le orme paterne e negli anni ’80 si era diplomato alla Madrasa (Scuola Superiore Islamica) di Mir-‘Arab a Buhara in Uzbekistan. Tornato in Cecenia, nel 1989 Kadyrov fondò la prima Madrasa del nord Caucaso di cui rimase rettore fino al 1994. Nel 1995 fu nominato muftì ufficiale della Cecenia.
“Io ero fortemente contro l’introduzione della Shari’a nella Repubblica, – ricorda Kadyrov – ma non perché non volessi una cosa del genere. In realtà attualmente sto lavorando duro per questo. Ma so che non siamo pronti. Si deve coltivare una nuova generazione per crescere i figli nello spirito dell’Islam. Le norme della Shari’a che ci erano state imposte erano solamente l’interpretazione di una parte di quelle sudanesi. Esse erano state approvate da Jandarbiev, senza chiedere il parere a nessuno. Quando Aslan Mashadov ed io andammo in visita in Arabia Saudita e ci incontrammo con il governo del Sudan, i funzionari sudanesi ci raccontarono di aver impiegato 11 anni per istituire un governo della Shari’a. E loro volevano fare tutto in un giorno? Le cose non funzionano così. E inoltre, chi ci ha imposto l’Islam? Movladi Udugov, che non ha idea di cosa sia l’Islam? O Mashadov e Jandarbiev? Chi sono? Non conoscono le basi dell’Islam, non lo capiscono”. Alla fine del primo conflitto Jandarbiev infatti aveva dato via a quell’islamizzazione della Cecenia che sarebbe divenuta il tratto dominante della resistenza contro i russi durante la seconda guerra iniziata nel 1999. Già nel settembre 1996, appena raggiunto l’accordo di pace con Mosca, Jandarbiev aveva emesso un decreto introducendo il nuovo codice penale fondato sui principi della Shari’a e l’insegnamento della lingua araba e dei fondamenti della religione islamica in tutte le scuole. Nel febbraio del 1999 Mashadov aveva introdotto per decreto la Shari’a in forma completa, vale a dire in tutti gli aspetti della vita nazionale.
Kadyrov è convinto che lo studio da parte dei bambini dei principi fondamentali dell’Islam li aiuterà in futuro a orientarsi sulle questioni religiose e a proteggerli dall’influenza di movimenti radicali ed estremisti. Lo scopo quindi è quello di contrapporre la loro ideologia alla fede “vera”, cioè ufficiale, tradizionalista e sufi del Caucaso predicata dai governi locali.

Un amico ricorda Ahmad Kadyrov – Intervista a Mukaev Husejn

1. Mukaev Husejn, mi racconta che ruolo aveva all’interno del governo ceceno? E, innanzi tutto, di che anni stiamo parlando?
Lavoravo in un organo statale che gestiva relazioni con l’estero e la politica nazionale. Stiamo parlando del 2002. In quel periodo nessuno ci riconosceva e per rimediare a questo fatto si era deciso, ad una riunione con Ahmad di inviare dei rappresentanti della Cecenia perché parlassero e spiegassero come realmente stavano le cose.
Due anni dopo facemmo il nostro primo viaggio in Giordania. In quel periodo Ahmad era visto male. Nessuno ci offriva ospitalità. Eravamo come dei traditori. Nonostante tutto facevo degli incontri con la gente e parlavo loro della direzione presa da Ahmad: spiegavo come lui la pensava e quale futuro vedeva per la Cecenia.
Nel 2003 mi sono di nuovo recato in Giordania. Questa volta ho portato con me un libretto intitolato “La mia scelta” scritto da Ahmad, nel quale lui raccontava il suo punto di vista, spiegando il perché di molte cose. Questo libretto è stato tradotto in arabo e diffuso in quasi tutti i paesi del medio oriente. Grazie a questa mossa nell’autunno dello stesso anno in molti si sono schierati al suo fianco.
Nel 2003 ci furono le elezioni presidenziali in Cecenia dove Ahmad venne eletto presidente. Nello stesso periodo sono diventato il Capo dell’amministrazione delle relazioni con l’estero e della politica nazionale.

2. Ora di cosa si occupa?
Ora sono in pensione.

3. Si ricorda come ha conosciuto Ahmad Kadyrov? Che ricordo ha del vostro primo incontro?
Ci siamo conosciuti negli anni ‘80. A quei tempi lui insegnava nell’istituto islamico di Kurčaloj. Mi aveva fatto l’impressione di una persona molto positiva, istruita e gentile.

4. Ho preparato un resoconto dell’ultimo viaggio di Kadyrov. Si è trattato di una missione in Arabia saudita. Si ricorda di questo viaggio di Ahmad? Che ricordo ne ha? Si ricorda perché andò in Arabia Saudita? E si ricorda che rilevanza dava Ahmad, quali speranze riponeva in questo viaggio e negli incontri che avrebbe fatto?
I paesi islamici lo odiavano perché lo ritenevano un traditore. Ahmad non si offendeva per questo fatto. Lui voleva far capire loro le sue ragioni. Andando lì e parlando con loro voleva mettere i punti sulle “i”. Perché secondo lui quando un musulmano uccide un altro mussulmano questa non può essere “jihad”. Lui voleva spiegare come realmente stavano le cose e quale futuro attendeva la Cecenia se fosse proseguita la guerra. Voleva conoscere la loro opinione sulla via da lui scelta.

5. Secondo lei su quale fronte si è impegnato di più Ahmad per la rinascita della Repubblica dopo la guerra?
Rispettare la religione insegnata da Maometto; onestà, diligenza questi sono i principali indirizzi seguiti da lui.

6. Ahmad pensava di dover sconfiggere il “terrorismo” attraverso l’istruzione (il vostro presidente era convinto che lo studio da parte dei bambini dei principi fondamentali dell’Islam li avrebbe aiutati a proteggerli dall’influenza di movimenti radicali ed estremisti), ma anche con l’uso della forza e della violenza. Come si possono conciliare questi due sistemi in un uomo profondamente religioso come Kadyrov? E i suoi strumenti furono secondo lei efficaci?
L’istruzione era di vitale necessità perché si potesse salvare il popolo ceceno. Non solo. Allo stesso modo dava importanza alla cultura e allo sport. L’uso della forza era inevitabile in un sistema di totale anarchia. Però la storia ci dimostra che i sistemi da lui scelti furono molto efficaci. Oggi la Cecenia è uno dei posti più sicuri del Caucaso del nord.

7. In occidente si critica spesso la Cecenia per la mancanza di democrazia e per il mancato rispetto dei diritti dell’uomo. Come risponde a questo giudizio.
Si è parlato molto del fatto che in Cecenia non c’è libertà di parola, che i diritti dell’uomo vengono violati. Perché tutti capiscano che non è vero, Ramzan Kadyrov ha aperto delle sue pagine su vari social network come instagram, facebook, twitter, ecc. Lì la gente può lasciare le proprie lamentele. Su ciascuna di queste pagine sono indicati i numeri diretti per telefonare, inviare sms e e-mail. E’ stato creato un comitato specifico che esamina tutte le lamentele della gente. Molti appelli vengono controllati da Ramzan in persona e la risposta viene data in tempi molto brevi.

8. Come ha affrontato il problema sanitario Ahmad Kadyrov? Dopo la guerra c’erano molte malattie e molte persone hanno sofferto per l’inquinamento dovuto all’uso di armi anche non convenzionali, per l’avvelenamento dovuto ai pozzi petroliferi che bruciavano… Oppure molti agricoltori saltavano in aria sulle mine… e molti ospedali erano stati distrutti… Come ha risolto Kadyrov il problema della sanità e della salute della Repubblica?
Non è stato facile. Fino al 2004 si è faticato molto. I continui combattimenti, gli attacchi dei guerriglieri ai pozzi di petrolio, l’impossibilità di raccogliere i rifiuti avevano messo la Cecenia sull’orlo della catastrofe sanitaria. Dal 2004 invece la situazione ha iniziato a normalizzarsi e quindi è stato possibile raccogliere i rifiuti, ricostruire gli ospedali e richiamare in patria i dottori che erano fuggiti via dalla Cecenia a causa della guerra.

9. Quale è l’eredità lasciata da Kadyrov? Quali risultati ha raggiunto e quali messaggi ha mandato al suo popolo Ahmad con la sua breve presidenza?
Un futuro sereno! Grazie a lui e a suo figlio, che continua la via di suo padre, la Cecenia è diventata il gioiello di Caucaso del Nord. Lui ha dato al popolo ceceno libertà, lavoro, sanità, istruzione e garanzia per un futuro prospero. Il suo testamento sono le leggi della Shari’a e la Costituzione della Federazione Russa. Rispettandole entrambe in Cecenia ci sarà la pace e tranquillità.

10. Ora avrei piacere di chiudere la nostra chiacchierata, lasciando da parte la politica e rivolgendole una domanda più “intima”. Com’era Kadyrov nel privato: con lei, gli amici… Mi racconti, se vuole qualche aneddoto, qualche episodio…
Al lavoro era molto serio, esigente. Uomo di poche parole. In privato invece era completamente un’altra persona. Amava molto i suoi amici. Voleva loro tanto bene. Sapeva far ridere loro ed era un godimento stare in sua compagnia. Di aneddoti ne raccontava tanti. Però me ne ricordo di uno in particolare:
«Un ceceno va in Francia. Arriva a Parigi e decide di andare a un concerto. Va al teatro. Il concerto inizia ed ecco che entra il pianista. Si mette a sedere. Si aggiusta l’abito. Poi prende il pianoforte e lo trascina a sé. A questo punto il ceceno corre verso il palco gridando “Paesano! Paesano!”. Beh, la security lo blocca, ma lui continua a gridare. Allora il pianista si avvicina e gli fa. “Come hai fatto a capire che sono ceceno”? –“Facile – risponde lui – Hai tirato il pianoforte verso la sedia invece di metterla vicino al piano, che sarebbe più logico”!»

Boston e la Cecenia

Maratona Boston ceceniaTrasmettiamo il comunicato di Save Chechnya Campaign in relazione con quanto successo a Boston nei giorni scorsi:

To:
President of United States of America, Mr Barack Obama
Vice President of United States of America, Mr Joe Biden
Secretary of State, Mr John F. Kerry
Secretary of the Department of Homeland Security, Mrs Janet Napolitano
Attorney General of United States of America, Mr Eric H. Holder, Jr.
Senators of Unites States Senate
Representatives of United States House of Representatives
Governor of Massachusetts, Mr Deval Patrick
Mayor of Boston, Mr Thomas M. Menino
Representatives of media organizations
Representatives of human rights organizations
Citizens of United States of America

21.04.2013
Paris

Subject: Boston Incidents

Dear Mr President,
Dear Mr Vice President,
Dear Mr Secretary,
Dear Mrs Secretary,
Dear Mr Attorney of General,
Dear Mr/Mrs Senator,
Dear Mr/Mrs Representative,
Dear Mr Governor,
Dear Mr Mayor,
Dear Sir/Madam,

We present our deepest condolences to the families of the victims of the monstrous terrorist attack in Boston. We share your sorrow and pain. There is no other nation that understands your feelings better than Chechens. We have lost more than hundreds of thousands innocent civilians, which includes tens of thousands children as a result of Russian state terrorism since 1994.

Unfortunately, since the identification of the suspects, we have seen a lynching attitude in the mass media toward the entire Chechen nation. The ethnic origins or religious beliefs of these suspects did not play any role in their crimes; it was simply an unacceptable act carried out by two individuals. We have never heard the ethnicity of criminals who have committed similar barbaric terrorist acts in the United States. However in this case, since the beginning, all around the world, we have heard on television and radio, we read in the newspapers and internet thousands of times these words together: “terrorists” and “Chechens”! There are many examples, but especially a former American ambassador to the United Nations, John Bolton’s words to the media describes the common ignorance and hate: “These people are killers! Make no mistake about it. Terrorism has been a way of life for those living in the region of Chechnya for years because of Islamic radicalism and a struggle for independence from Russia”.

Talking about the ethnic origins of these criminals only helps to solidify the worst stereotypes and brings a negative attitude towards the entire nation. As a fact, since April 19, we have received dozens of hate filled and revenge oriented messages from United States based IP addresses, and it concerns us that the lives of the ethnic Chechen minority in the United States are in danger and they may face racist attacks. Their friends, neighbors, classmates or colleagues will be suspicious of these innocent families, and for the rest of their lives they will be forced to explain that they are not terrorists and will always feel shame and like they are walking on a razors edge.

As human beings, we are afraid of what we don’t know. The recent tragic events once again confirm that the majority of world’s population does not have any idea about Chechens and the happenings in Chechnya; but from now on, we can change this, we can work together to establish peace, friendship and humanitarianism; as well as we may fight together against any form of radicalism, terror and other crimes. Please do not help form Chechenophobia, do not push us away, but thrust out your hands to help create a better world.

Sincerely yours,

Mairbek Vatchagaev, President of the Caucasian Studies Association (www.chechen.org)
A.Burak Oztas, General Director of the Save Chechnya Campaign (www.savechechnya.org)

El’sa K torna in scena a Tavazzano (Lo)

Annaviva e LattOria presentano la nuova edizione di El’sa K, in scena a Tavazzano, in provincia di Lodi, venerdì 7 dicembre alle ore 21 al teatro Nebiolo.

Lo spettacolo El’sa K di Andrea Riscassi, regia di Alessia Gennari, con Sara Urban e Paola Vincenzi, è collegato all’iniziativa “Un seme di libertà” a cura dell’Associazione Amici del Nebiolo, Commissione Cultura e Annaviva.

Per info e prenotazioni scrivere a info@teatronebiolo.org oppure telefonate al numero 0371 761268 o al 331 9287538

Per saperne di più leggete qui:

Per scaricare la locandina di El’sa K e inviarla ai propri amici basta cliccare qui: ElsaK_Nebiolo_LOCANDINA annaviva teatro

Ci vediamo al Teatro Nebiolo di Tavazzano venerdì 7 dicembre. Non mancate!

Anna Politkovskaja, corteo a Mosca ed El’sa K a Milano

Debutta stasera all’AreaPergoledi di Milano la nuova edizione di El’sa K, l’opera teatrale che narra la tragica vicenda della giovane cecena El’sa Kungaeva, di cui si era a lungo occupata Anna Politkovskaja, prima del suo omicidio il 7 ottobre 2006. Mentre a Mosca, le autorità, con certe limitazioni, hanno autorizzato un corteo di 200 persone in ricordo della giornalista, Annaviva e  LattOria hanno deciso di ricordala con una nuova versione dello spettacolo El’sa K, scritto da Andrea Riscassi, per la regia di Alessia Gennari, con Sara Urban e Paola Vincenzi. Ci sono ancora dei posti disponibili: prenotateli scrivendo una email all’indirizzo email: 2012elsak@gmail.com

LA NUOVA EDIZIONE DI EL’SA K
Di Andrea Riscassi
regia di Alessia Gennari,
con Sara Urban e Paola Vincenzi,
musiche di Federico Gon.
5 ottobre 2012 – ore 21
6 ottobre 2012 – due repliche ore 18:30 e ore 21
Alle 17:30 di sabato 6 ottobre: tavola rotonda sulla Russia di Putin
AREAPERGOLESI
via G.B. Pergolesi 8, Milano

Ecco il comunicato ufficiale di presentazione:
Dopo l’indiscusso successo di pubblico e critica del 2011, torna in scena a Milano la nuova edizione di EL’SA K , per commemorare il sesto anniversario della morte di Anna Politkovskaja, la giornalista russa assassinata a Mosca sul portone della sua casa.
Era il 7 ottobre 2006 quando degli assassini tuttora impuniti hanno tentato invano di fermare la sua battaglia contro il regime di Vladimir Putin, in nome della libertà di informazione e in difesa dei diritti umani.
L’opera teatrale, scritta da Andrea Riscassi per la regia di Alessia Gennari, narra la vicenda di El’sa Kungaeva, giovane cecena stuprata e uccisa dopo essere stata rapita da una pattuglia di soldati russi guidati dal colonnello Jurij Budanov. Di El’sa Kungaeva, del suo omicidio e della violenza consumatasi sul suo corpo si era a lungo occupata Anna Politkovskaja.
Anna ed El’sa si alternano sulla scena, per restituire le voci di due donne alla storia e alla memoria.
Pur occupando lo stesso spazio scenico, ciascuna vittima del proprio destino tragico, Anna ed El’sa si evocano senza dialogare. L’’evocazione diviene così pretesto per raccontarsi e raccontare. E ad essere raccontati non sono solo il caso di El’sa e il lavoro dei Anna: attraverso le loro parole, rivivono i frammenti del conflitto russo-ceceno, insieme alle implicazioni politiche e sociali di quella guerra ancora latente.
Mettere in scena questo dialogo è fare del teatro il luogo deputato per la memoria attraverso una finzione che si fa cruda e amara rappresentazione del reale. E’ fare del palcoscenico lo spazio del ricordo, della possibilità di una ricostruzione e ricomposizione della verità.

Per info e prenotazioni: 2012elsak@gmail.com

Per non dimenticare Anna Politkovskaja – EL’SA K – NUOVA EDIZIONE

Manca solo un giorno alla prima milanese della nuova edizione di El’sa K, lo spettacolo scritto dal giornalista Rai Andrea Riscassi per la regia di Alessia Gennari. El’sa K narra la vicenda di El’sa Kungaeva, giovane cecena stuprata e uccisa dopo essere stata rapita da una pattuglia di soldati russi guidati dal colonnello Jurij Budanov. Di El’sa Kungaeva, del suo omicidio e della violenza consumatasi sul suo corpo si era a lungo occupata la giornalista Anna Politkovskaja prima che la sua voce fosse messa a tacere per sempre il 7 ottobre 2006.

In occasione del sesto anniversario della morte della Politkovskaja, Annaviva e la compagnia teatrale LattOria hanno deciso di portare in scena una nuova e inedita versione di El’sa K, dopo il successo della rappresentazione del 2011.
Per info e prenotazioni: 2012elsak@gmail.com

LA NUOVA EDIZIONE DI EL’SA K
Di Andrea Riscassi
regia di Alessia Gennari,
con Sara Urban e Paola Vincenzi,
musiche di Federico Gon.
5 ottobre 2012 – ore 21
6 ottobre 2012 – due repliche ore 18:30 e ore 21
Alle 17:30 di sabato 6 ottobre: tavola rotonda sulla Russia di Putin
AREAPERGOLESI
via G.B. Pergolesi 8, Milano

In attesa di vedere le novità di questa nuovissima edizione di El’sa K, eccovi una clip dello spettacolo 2011:

Anna Politkovskaja. Annaviva ricorda la giornalista a teatro con El’sa K

Mancano pochi giorni al sesto anniversario della morte della giornalista Anna Politkovskaja, uccisa sul portone di casa a Mosca il 7 ottobre 2006. Mentre il mondo aspetta che sia fatta luce sulla vicenda, Annaviva ha deciso di ricordare l’evento con lo spettacolo El’sa K, scritto da Andrea Riscassi, diretto da Alessia Gennari e interpretato da Sara Urban e Paola Vincenzi. El’sa K è la storia di El’sa Kungaeva, giovane cecena stuprata e uccisa dopo essere stata rapita da una pattuglia di soldati russi, guidati dal colonnello Jurij Budanov. Di El’sa Kungaeva, del suo omicidio e della violenza consumatasi sul suo corpo si era a lungo occupata Anna Politkovskaja.

EL’SA K.
di Andrea Riscassi, regia Alessia Gennari, con Sara Urban e Paola Vincenzi, una produzione lattOria/Annaviva
5 ottobre ore 21
6 ottobre ore 18,30 e ore 21
Biglietto unico 13 euro
Areapergolesi – via G.B. Pergolesi 8, Milano
Per info e prenotazioni: 2012elsak@gmail.com

La replica di sabato 6 alle 18,30 sarà anticipata da una tavola rotonda di approfondimento sulla situazione in Russia e in Cecenia. L’incontro avverrà alle ore 17.30 (con ingresso libero).

Intanto godetevi questa clip dell’attrice Sara Urban che legge Anna Politkovskaja:

EL’SA K. torna in scena per ricordare Anna Politkovskaja

El’sa K, lo spettacolo che l’anno scorso ha incantato il pubblico milanese, torna in scena all’Area Pergolesi per ricordare l’omicidio della giornalista Anna Politkovskaja, uccisa sul portone di casa il 7 ottobre 2006. El’sa K è stato scritto dal giornalista Andrea Riscassi e allestito da lattOria. Quest’anno si ripropone in una nuova e inedita veste quindi, se avete già visto lo spettacolo l’anno scorso, potrete trovare importanti novità!

Ecco una frase per ricordare El’sa K e Anna Politkovskaja:

“Ma, alla fine, che cosa avrei combinato? Ho scritto ciò di cui sono stata testimone. E basta. Sorvolo espressamente sulle altre ‘gioie’ della strada che mi sono scelta. Il veleno nel tè. Gli arresti. Le lettere minatorie. Le minacce via internet e le telefonate in cui mi avvertono che mi faranno fuori. Quisquilie. L’importante è avere l’opportunità di fare qualcosa di necessario”. Anna Politkovskaja

EL’SA K.
di Andrea Riscassi, regia Alessia Gennari, con Sara Urban e Paola Vincenzi, una produzione lattOria/Annaviva
5 ottobre ore 21
6 ottobre ore 18,30 e ore 21
Biglietto unico 13 euro
Areapergolesi – via G.B. Pergolesi 8, Milano
Per info e prenotazioni: 2012elsak@gmail.com

Inoltre vi ricordiamo  la possibilità a partecipare a una tavola rotonda di approfondimento sulla situazione in Russia e in Cecenia. L’incontro avverrà sabato 6 alle ore 17.30 (con ingresso libero).

Vi attendiamo numerosi!!!

Leggete il comunicato completo cliccando qui