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Alluvione in Russia, tutta colpa della pioggia?

“I gerarchi si sono impantanati in ogni fase dell’alluvione di Kuban (Russia, piccola regione sul fiume omonimo). Le dimensioni del disastro avrebbero potuto essere minori se nelle province colpite fosse esistito un governo locale attivo”. Questo è l’inizio della traduzione di un articolo di Gazeta.ru fatta da Cristian Zinfolino per Bibrinews.
“Se Tkačev lavora realmente, già da tre giorni, come un vero governatore della regione, allora sorge spontanea una domanda: i poteri locali cosa fanno in queste situazioni? Per quale motivo le autorità locali hanno dimostrato alla gente di non saper lavorare nelle situazioni critiche?” – sebbene la solennità, con cui il governatore della Kraj di Krasnodar esprime il proprio giudizio su di sé in terza persona, risulta comica dalle labbra dello stesso, la cui amministrazione costantemente è accompagnata da fallimenti e scandali, si può essere d’accordo con lui. L’impotenza, l’irresponsabilita e il cinismo dell’autorità e dei servizi locali nella regione Crimea di Kuban è andata oltre il consentito.

Tkačev ha ragione a lamentarsi. Ma è necessario aggiungere che i funzionari che hanno fallito sono suoi diretti dipendenti. Inoltre, hanno adempito ai loro doveri, se non per sua diretta scelta, almeno con il suo consenso. Il sindaco di Krymsk, Ulanovskij, eletto solo due mesi fa in un’atmosfera buona che lo dava come favorito, e il capo della provincia di Krymsk, Krut’ko, sono compagni di partito del governatore e del tutto asserviti a lui come i funzionari subordinati dei gerarchi lo sono ai funzionari superiori. Anche se, formalmente, gli organi locali di governo non sono inclusi nella gerarchia, praticamente sono invischiati in essa.

Stizzito il governatore di Kuban ha licenziato il direttore della polizia provinciale Krut’ko. Per quanto riguarda Ulonovskij, la decisione sul suo destino lavorativo è stato ancora rinviato solamente perché la campagna elettorale imprevista, per l’elezione del nuovo sindaco, è una questione che richiede una precisa riflessione di governo.

Il fallimento dei presunti leader delle popolazioni locali è evidente.

Tra l’altro, Vasilij Krut’ko, alla vigilia del suo licenziamento e successiva partenza verso una meta sconosciuta, è riuscito anche, con tutto il patos dei burocrati, nemici nati di qualsiasi spirito d’iniziativa, a denunciare i volontari arrivati in soccorso nella provincia di Krymsk per il tentativo di aver “incentivato il caos e aggravato la situazione”.

Ma questi funzionari avrebbero potuto fare qualcosa di più, oltre che cadere nella confusione più totale, del tutto compatibile con la salvezza dalla catastrofe, delle loro famiglie e proprietà?

In ogni situazione, compresa quella che riguarda la minaccia di catastrofi naturali, il potere gerarchico deve richiedere al suo personale di rispettare, anche se assurdo in apparenza, le sue logiche procedure. Per questo è anche una gerarchia. Insomma: se succede qualcosa, a esempio un possibile pericolo di alluvione, l’ufficio meteo locale informa le autorità provinciali a riguardo; le autorità provinciali chiedono cosa fare alle autorità della kraj, preferibilmente al governatore; e il governatore si rivolge a Mosca, preferibilmente al presidente. Il presidente, con il coinvoglimento di tutte le sezioni interessate, analizza la questione e impartisce degli ordini inevitabili (ad esempio, suonare la campana, informare la popolazione locale attravero i bollettini in Tv, concentrare in città una suddivisione del Comitato Operativo per l’Emergenza, e così via). Questi ordini vengono dati a subordinati, nelle province, e solo dopo di essi vengono messi in atto dalle autorità locali.

Se il ritmo degli eventi non permettesse di conformarsi alla presente procedura, le autorità locali spesso cercano di non fare nulla. O, in casi più rari, se si tratta di persone importanti, tifate dai loro concittadini, sono pronte a snobbare una possibile ira delle autorità superiori per la loro felicità, lottano contro le forze della natura a proprio rischio e pericolo, anche a dispetto di ogni etica. Ma non tutti possono essere degli eroi.

Tutto questo riassunto non è poi così lontano dal non essere una barzelletta, come sembra. L’incapacità di reazione alla famosa nevicata che colpì San Pietroburgo nel 2009-2010 trova una spiegazione proprio nel fatto che la nevicata è caduta in città a fine dicembre – proprio quando la gran parte dei dirigenti della città si è messa in viaggio per mete più calde per le tradizionali vacanze natalizie.

I funzionari rimasti a San Pietroburgo non sapevano a chi rivolgersi per togliere la neve dalle strade. Quindi, in ogni caso, hanno rinunciato a improvvisare e due settimane di nevicate straordinarie hanno prodotto un fruscìo di carte nelle riunioni di pronto intervento. E a prima vista, hanno proceduto in modo del tutto razionale, a giudicare dal punto di vista dei loro personali interessi d’ufficio. Difatti, alla fine a San Pietroburgo si è dovuto cambiare il governatore, e il governatore ha cambiato completamente tutti i funzionari, compresi quelli consapevoli del fatto di dover rimozione la neve.

Il potere gerarchico dai suoi soggetti passivi vuole obbedienza, un essere leccapiedi, una mancanza di iniziativa, ma come si scopre nel corso del tempo, non da loro garanzie di carriera, e inoltre cerca di dare loro la colpa per il proprio sistema fallimentare.

D’altronde questo è solo il rischio professionale dei burocrati. Ma per milioni di persone comuni è un problema costante, che si trasforma a volte in un grande disastro. Questa è la quasi totale assenza del nostro governo. L’assenza di persone, selezionate dal loro ambiente, che si occupino dei bisogni quotidiani della gente locale e solo davanti a loro dare delle risposte. Non filtrate dall’alto dai deputati-imitatori, da agenti del potere senza cervello, non mandati “per nutrire” i signori feudali, ma i loro rappresentanti veri, per i quali il rispetto dei connazionali non sono parole vuote.

Se gli abitanti di Krymsk e delle zone circostanti avessero una tale rappresentanza, forse non penserebbe in anticipo a come risolvere la minaccia di inondazioni? E magari diserterebbero con vergogna tale, da lasciare i loro concittadini in difficoltà?

Il governo locale senza alcuna autorità si impegna in alta politica. I suoi obiettivi sono puramente mondani. Ma è il fondamento di ogni democrazia vivente. Forse è proprio per questo che la giurisdizione della gerarchia in ogni villaggio è l’ossessione del sistema di potere, che non si cura dei sempre più persistenti fallimenti”.

A quando la prossima alluvione in Russia?

Intervista anonima a un tenente di polizia OMON: “Putin ci ha imbrogliato”

Riportiamo la notizia tradotta e pubblicata da Cristian Zinfolino sul suo blog Bibrinews:

Ol’ga faceva parte del cordone di sbarramento alla “Marcia dei milioni” il 6 maggio a Mosca. Si è a lungo rifiutata di essere intervistata, sostenendo che non avrebbe cambiato nulla, né nei rapporti tra potere e polizia, né nei rapporti tra polizia e cittadini. Alla fine, ha accettato di fare una intervista in condizioni di anonimato. Ol’ga ci ha raccontato per quale motivo i suoi compagni non amano né il potere, né l’opposizione e per quali ragioni lei e i suoi colleghi credono ora solo in Dio.

Pensa che la reazione degli OMON verso il movimento di protesta è stata adeguata?
No. La reazione è stata inadeguata. Ma l’OMON non prende da sola tali decisioni. Abbiamo un comando: prova a non ubbidire o a non farlo. Io so che gli stessi soldati non volevano agire con tanta violenza.
Il 6 maggio per un po’ sono stata nel cordone di sbarramento lungo la strada e dopo ho compilato dei verbali e ho compiuto le pratiche necessarie per l’arresto. A volte sono anche io stessa ad arrestare. Certo. Ma noi arrestiamo in maniera selezionata: nel nostro distretto c’è un generale molto credente e la sua politica è “non toccare le persone pacifiche”.

Quindi il 6 maggio avete preso esclusivamente gente non pacifica?
Per quello che capisco io, le persone non pacifiche sono gli ubriachi, quelli che fanno uso di droghe o quelli che provocano una rissa di massa o spingono i cittadini e gli OMON ad azioni aggressive. Il 6 maggio da me sono stati portate solo persone così.
In generale, quel giorno l’atmosfera si era così riscaldata che non era possibile prevedere come sarebbe andata a finire. E a noi donne è stato chiesto di uscire dal cordone ancor prima dell’inizio della manifestazione.

Come avete capito che ci sarebbero stati dei disordini?
Abbiamo i nostri informatori. Ci hanno comunicato che si stavano preparando gli skinhead, i nazionalisti e gli anarchici e in quale luogo ciò avveniva. Ci hanno detto che ci sarebbero state persone predisposte alla violenza.
Tra quelli per cui ho firmato l’arresto il 6 maggio, ho visto persone molto anomale. Non ho trattenuto nessuna persona arrestata per  motivi inesistenti.
In generale, oltre a quelli che manifestano perché amano il loro Paese, tra i manifestanti ci sono molte persone anomale. A esempio, Udal’cov, secondo me, è matto. Capisco che lui sia per la Russia, che lui è un idealista, ma se lei avesse visto come si è comportato al commissariato! Io lo avevo già visto prima del 6 maggio, quando è stato portato da noi per essere arrestato. Lui urlava, rideva e piangeva, saltava, batteva le mani, si è tolto lo maglietta e se l’è avvolta intorno alla testa. Eravamo otto persone: poliziotti, avvocati, il nostro capo e non sapevamo proprio cosa fare con lui. Con ciò io non voglio certamente negare che lui sia uno psicologo molto bravo. Riesce a vedere attraverso le persone.

Lei come si rapporta alla protesta in sé, ai suoi obbiettivi?
In modo negativo.

Cioè a lei tutto quello che sta avvenendo in questo Paese piace?
Non mi piace per niente! Né a me, né a nessuno dei miei colleghi. Putin ci ha imbrogliato. Ci ha promesso una salario e ce ne ha dato un’altro. E non solo per questo non ci va bene: a noi non piace né lui, né la sua politica. Tra di noi, di persone soddisfatte non ce n’è neanche una. Ma io non capisco come queste manifestazioni possano cambiare la situazione.
Se noi non andiamo alle manifestazione con i rinforzi, ci licenziano. Prima del 6 maggio un nostro ragazzo entrando in servizio ha detto «Io non vado. Non mi pagano per farlo. E non voglio incastrare dei semplici cittadini». E’ stato licenziato due ore dopo!
A queste manifestazione proprio nessuno vuole andare, perché non veniamo pagati. Te ne stai lì fino a mezzanotte, ti insultano e ti istigano all’uso della violenza, e quando tutto finisce, nessuno organizza un mezzo per portarti a casa.
Per la garanzia dell’ordine durante le manifestazioni viene stanziata una certa quota di denaro, ma ai lavoratori ne arriva tutta’altra.

Nel giorno della salita alla presidenza di Putin, l’OMON ha arrestato la gente semplicemente perché indossava un nastro bianco. Cosa mi può dire a riguardo?
Per quanto ne so, gli OMON sono stati incaricati di isolare i “nastri bianchi” e i loro avversari. Perché temevano lo scoppio di scontri.

Cioè questo è stato fatto per la sicurezza dei manifestanti?
In un certo senso sì. Perché avevano previsto disordini di massa all’indomani del 6 maggio.

La polizia ha un senso di alienazione dal popolo?
Sì.

E’ un male?
Forse non è né un bene né un male. Non è in nessun modo.

Qui può cambiare qualcosa?
Io credo poco che il rapporto della gente con la polizia possa cambiare. A esempio, nel giorno del mio compleanno è venuto da me un autobus pieno di colleghi in uniforme. Si sono fermati davanti alla porta cantandomi Buon Compleanno. Una mia vicina è uscita e ha detto: “Guarda quanti idioti nel solito posto…”. Se io giro per strada in uniforme, iniziano a fischiare, a battere le mani…Ma se bisogna dare attenzione a tutti gli stupidi, ci si offenderebbe molto. E l’umore deve rimanere positivo…

E esiste un senso di alienazione dallo Stato?
Sì, esiste, e non va bene. Perché lo Stato non ci sente. Tuttavia, se vediamo qualcuno contro lo Stato, lo arrestiamo. Non molto tempo fa, alla fermata della metro “Studenčeskaja” delle persone si sono avvicinate, hanno iniaziato a gridare qualcosa contro il Governo e il Presidente. Li abbiamo presi, abbiamo redatto il verbale e li abbiamo rilasciati. Nessuna multa, gli abbiamo semplicemente detto che non c’è bisogno di urlare, non c’è bisogno né di manifesti né di slogan.

Una persona può dire di essere contro lo Stato?
Certo che può. E’ suo diritto.

E perché non c’è bisogno di manifesti?
Non so. (Ridendo)

Che cosa ha cambiato la riforma della polizia?
Ha semplicemente cambiato il nostro nome (N.d.T.: in precedenza, milizia) e hanno buttato via tanti soldi. Ci abbiamo tutti riso sopra.s

Cosa mi dite di Nurgaliev (N.d.T.: Ministro della Difesa)?
Di lui non possiamo parlare bene, perché non ha fatto nulla di buono per noi. Nurgaliev aveva un posto vacante nel governo. Grazie a lui anche la nostra uniforme è peggiorata. Ad esempio, per la mia altezza e il mio corpo di misure non-standard, ricevere una scorta di uniformi gratuite è stato pressoché impossibile. Mi sono dovuta cucire l’uniforme ordinata con i miei soldi!
Con Nurgaliev la mia paga è di 22400 rubli (537€). E talvolta lavoriamo dalle sei del mattino fino alle undici di sera, e spesso fino a mezzanotte.

E adesso quanto prende?
43700 rubli (1047€). Credo sia decente. Ma provi a pensare: possono colpirmi alla testa in ogni manifestazione; io, quando esco per chiamate ordinarie, posso beccarmi una pallottola. Io rischio la mia vita per 43700 rubli.

Fonte: Snob   Traduzione: Cristian Zinfolino