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Annaviva e il giardino dedicato alla Politkovskaja su Milano Today

Anna PolitkoskavjaRiportiamo un articolo scritto dalla nostra amica Simona Brambilla e pubblicato su Milano Today, dedicato ad Annaviva e al giardino di Milano che presto avrà il nome di Anna Politkovskaja:

“Sorgerà nell’area Garibaldi Repubblica il giardino intitolato ad Anna Politkovskaja. Lo ha deciso giovedì mattina il comune di Milano approvando la relativa delibera di intitolazione. Il giardino che prenderà il nome della celebre giornalista russa, assassinata nel 2006, sarà ubicato precisamente tra corso Como, via Vincenzo Capelli e viale Don Sturzo, in una zona quindi molto centrale.

Un risultato importante per gli oltre 1500 cittadini milanesi che, a partire dallo scorso anno, hanno sostenuto questa intitolazione firmando una petizione promossa da Annaviva, associazione nata per tenere viva la memoria della Politkovskaja e per promuovere la democrazia e la tutela dei diritti umani nell’Europa orientale.

«In tre mesi di raccolta siamo arrivati a 1.500 firmatari – spiega Andrea Riscassi, socio di Annaviva – Le persone che hanno aderito appartengono a tutte le categorie sociali e a tutte le età». Il 27 febbraio scorso il Consiglio comunale di Milano ha approvato all’unanimità una mozione per intitolare un luogo della città ad Anna Politkovskaja, sottolineando “l’alto valore morale della sua figura, simbolo a livello mondiale del giornalismo del coraggio e della dignità” e come ultimo passo giovedì si è arrivati alla scelta del luogo fisico in cui sorgerà il giardino.

«È importante che i giardini siano in una zona centrale – continua Riscassi -, in modo che russi che passeranno di lì sappiano che noi ricordiamo quello che le autorità di Mosca dimenticano». Sono in pochi infatti in Russia a ricordare la celebre giornalista, ammazzata nell’ascensore di casa per il suo impegno nella difesa dei diritti umani e civili, contro ogni forma di sopruso e ingiustizia in Russia e in Cecenia.

«Milano è una città internazionale che tra poco ospiterà l’Expo – sottolinea Luca Bertoni, presidente dell’associazione -, è giusto quindi che venga dedicato un luogo simbolo a una donna che ha dato la sua vita per la libertà e i diritti». Accanto al giardino intitolato alla Politkovskaja sorgerà una piazza in ricordo di Gae Aulenti, architetto e designer scomparsa il 1 novembre scorso. «È bello che abbiano abbinato Anna a Gae Aulenti, sono troppo poche le vie, le piazze e i parchi dedicati alle donne», conclude Andrea Riscassi”.

Anna Politkovskaya nel nuovo spettacolo di Giancarlo Cauteruccio

Crash Trōades anna politkovskaja annavivaIl regista teatrale Giancarlo Cauteruccio torna sul palco con un nuovo spettacolo, Crash Trōades, che cita, tra altri, Anna Politkovskaya e il suo libro Cecenia, il disonore russo. Crash Trōades è una lettura contemporanea della tragedia classica, in questo caso ispirata a Le Troiane di Euripide.

Oltre alla giornalista Anna Politkovskaya, viene citata l’autrice rwandese Yolande Mukagasana e il suo volume Le ferite del silenzio. Entrambe le donne, Anna e Yolande, vengono prese in considerazione come testimoni di grandi tragedie dei nostri giorni.

Fino al 16 dicembre Giancarlo Cauteruccio e Crash Trōades sono in scena al Teatro Studio di Scandicci (Fi) mentre Annaviva il 17 si ritrova a festeggiare la recente approvazione, da parte del comune di Milano, di un giardino dedicato ad Anna Politkovskaya in zona Garibaldi. Siete tutti invitati!

L’appuntamento di Annaviva è il 17 dicembre alle 20 nella Libreria Popolare di via Tadino 18, Milano

Anna Politkovskaja, come fu uccisa la giornalista russa

anna politovskaja.jpgSu Paperblog abbiamo trovato un’interessante articolo di “Matteo” sull’omicidio della giornalista russa Anna Politkovskaja, a cui la nostra associazione Annaviva è dedicata.

Tecnologia dell’omicidio
Chi e come seguì Anna Politkovskaja nella fase iniziale della preparazione dell’omicidio
08.10.2012 Come fu preparato l’omicidio di Anna Politkovskaja Oggi i figli di Anna Politkovskaja Vera e Il’ja, come pure i loro avvocati (Karinna Moskalenko, Anna Stavickaja, Roman Karpinskij) devono firmare il protocollo di presa visione dei materiali della causa penale nei confronti dell’ex-capo della sezione del 4° ufficio della direzione investigativa e di ricerca della GUVD [1] di Mosca, il tenente colonnello Dmitrij Pavljučenkov, posto in un procedimento a parte, in quanto l’accusato è giunto a un accordo con gli inquirenti. Pavljučenkov ha confessato di aver organizzato il pedinamento dell’osservatrice della Novaja gazeta e di aver procurato l’arma per il killer. Concluso l’accordo, firmato dal vice-procuratore generale Viktor Grin’, Pavljučenkov, a tutta evidenza, si è impegnato a raccontare del suo ruolo nel crimine e a riferire agli inquirenti tutti i fatti a lui noti.
La domanda principale oggi è: quanto Pavljučenkov ha adempiuto gli impegni presi? Le parti lese e i loro avvocati non escludono che non l’abbia fatto fino in fondo e se così fosse, da parte loro verrebbe presentata un’istanza per l’annullamento dell’accordo.
In ogni caso oggi si può già raccontare chi e come seguì Anna Politkovskaja nella fase iniziale della preparazione dell’omicidio…

Per continuare a leggere l’articolo su come fu uccisa Anna Politokvskaja cliccate qui

A proposito della giornalista Anna Politokvskaja, domani non perdetevi El’sa K al teatro Nebiolo di Tavazzano (Lo)

 

#PussyRiot in carcere

Riportiamo un’interessante commento sulla band femminile Pussy Riot, in carcere con la condanna di blasfemia, scritto dal giornalista Andrea Riscassi:

“Forse temevano che mettendole nella stessa colonia penale potessero improvvisare un altro concerto. Per attaccare Putin, il suo amico Kirill (patriarca della chiesa autocefala russa) e magari l’infame sistema carcerario della Federazione russa. Ereditato pari pari da quello sovietico. E mai rinnovato. Ma d’altronde il paese è guidato da uno che nella precedente vita aveva fatto carte false per andare a fare la spia del Kgb.

E così Masha Alekhina e Nadia Tolonnikova, le due Pussy Riot condannate a due anni di lavori forzati per 45 secondi di concerto anti-putiniano in chiesa, sono state distribuite nel vasto territorio della Russia.
Masha è finita a Perm, in Siberia, uno dei posti divenuti tristemente noti per le repressioni staliniane. Il gulag Perm-36 è stato chiuso (e l’ong Memorial lo ha trasformato in un museo della – scarsa – memoria russa) ma la colonia penale – milletrecento chilometri distante da Mosca – è ancora attiva.
Nadia, la più vivace del gruppo, è stata spedita in Mordovia, una delle carceri più dure della Federazione, dove da anni vengono denunciate violenze sessuali contro le detenute. Dista solo 440 chilometri da Mosca, dove vive la famiglia.
Entrambe sono madri di bambini piccoli ma la tirannide putiniana colpisce così dissidenti e oppositori.

È lo stesso trattamento riservato all’ex oligarca Khodorkovskij. Lo spiegarono i suoi genitori agli attivisti di Annaviva andati a trovarli a marzo: l’imprenditore inviso al regime – trattato alla stregua di un terrorista – ha diritto a una telefonata di 15 minuti, ogni sabato, per parlare con tutta la famiglia; i parenti possono andarlo a trovare una volta ogni due mesi. Ora Khodorkovskij non dista più 6000 chilometri dalla capitale (dove vivono moglie, figli e genitori) come a inizio detenzione. Ora per andare a trovare gli anziani genitori, i figli e la moglie impiegano solo un giorno e mezzo di viaggio…
Sarà lo stesso trattamento sovietico cui saranno sottoposte le due ragazze.

D’altronde, come ricorda il collega e amico Grigorij Pas’ko (autore dell’illuminante volume di Bollati Boringhieri “Come sopravvivere alle prigioni in Russia”) i russi, vittime dell’arbitrio di un regime che i più – obnubilati dalla tv – persino apprezzano, “si dividono in due categorie: chi sta in galera e chi si prepara ad andarci”. E Grigorij dà questo consiglio che, a malincuore, giro alle Pussy Riot ancora libere e agli oppositori russi (che ora hanno eletto, democraticamente, un consiglio di 45 rappresentanti) : “È meglio prepararsi all’ipotesi peggiore: il massimo periodo di isolamento e il massimo della pena nel campo di lavoro. Certo, all’inizio è un’idea difficile da accettare. Ti pesano i ricordi di una vita relativamente felice da libero, della moglie, dei figli (qui non si sa cosa è meglio, se averli oppure non averli – sei padrone di te stesso, e quindi non devi spaccarti la testa per la famiglia). Quindi, per non sentire questo peso, ficcati nella zucca una volta per sempre che ora non hai più niente e nessuno: né una casa, né una famiglia, né una macchina, né un lavoro, né onorificenze… Non sei nessuno. E non hai neppure un’identità. Carcerato. Una cosa senza nome. Una bestia”.

Le bestie, per quanto mi riguarda sono quelle che hanno condannato e vessano Mikhail, Masha e Nadia”.

In Germania si tornerà a protestare contro l’ingiusta incarcerazione delle Pussy Riot il 3 novembre con flash mob a Cologna e Bonn.

El’sa K a Vigevano per un nuovo emozionante spettacolo

Per tuti coloro che non hanno ancora visto (o vogliono rivedere) la nuova edizione di El’sa K, l’emozionante spettacolo scritto dal giornalista Andrea Riscassi per la regia di Alessia Gennari, l’appuntamento è il 26 ottobre alle ore 21 alla Cooperativa Portalupi, Strada Ronchi 7, Sforzesca (Vigevano). Interpreti dell’allestimento 2012 di El’sa K saranno Sara Urban e Paola Vincenzi.

Dopo il debutto milanese all’Areapergolesi, lo spettacolo El’sa K. arriva a Vigevano, a poche settimane dall’anniversario della morte della giornalista Anna Politkovskaja, assassinata a Mosca il 7 ottobre del 2006. Tra le tante, terribili, storie di ordinaria violenza in Cecenia, raccontate da Anna Politkovskaja, quella della giovane El’sa K. colpisce per la ferocia, l’atrocità, l’insensatezza. In-sensata, senza senso, senza spiegazione, senza motivo, gratuita: ecco come definire la morte di El’sa. Gratuita la sua morte, gratuita l’atrocità con cui la morte è stata perpetrata. Non gratuita, ma necessaria, la scelta di raccontare la sua storia, proprio la sua tra tante. Non gratuita la scelta di descrivere, dettagliatamente, minuziosamente, la violenza con cui il colonnello Budanov e i suoi sottoposti si sono accaniti sul corpo di El’sa. Un corpo di giovane donna violato barbaramente e poi avvolto in una coperta, per nasconderlo, per cancellarlo, per negarlo.

Così spiega lo spettacolo la regista Alessia Gennari e l’Associazione Lattoria che, insieme ad Annaviva, hanno collaborato alla realizzazione del progetto: “Vogliamo che il corpo di El’sa venga disseppellito dalla sua coperta, vogliamo che la sua storia venga alla luce di nuovo, per capirla, per imparare dalla Storia. Vogliamo che il suo ritorno alla luce serva a far uscire dall’oscurità anche tutte le altre storie di ordinaria violenza che sono state perpetrate ai danni delle donne cecene, perpetrate e poi nascoste, avvolte da coltri di indifferenza. Questa storia abbiamo scelto di raccontare, scomponendola in due voci, affinché i punti di vista possano diversamente concorrere a ricostruire l’oggettività degli avvenimenti e soprattutto a dividere i buoni dai cattivi, il male dal bene, il giusto dall’ingiusto. Perché di fronte a un avvenimento come questo, è impossibile, se non criminale, non schierarsi, non prendere posizioni, non gridare a piena voce cosa è giusto e cosa invece non lo è. A far luce lungo il cammino, gli scritti di Anna Politkovskaja e la sua tragica morte, arrivata, troppo presto, a castigare la libertà, a imbrigliare il pensiero, a far tacere la giustizia. Ma anche a trasformarla, involontariamente, in un simbolo. Noi è queste morti, sorelle, gratuite, ingiuste, che vogliamo mettere in scena e mettendole in scena vogliamo commemorarle, perché la loro gratuità si trasformi in necessità. Perché ci possano indicare, più chiaramente, la strada”.
El’sa K ha debuttato con grande successo il 6 ottobre 2011 al Teatro del Borgo di Milano, in occasione dell’anniversario della morte di Anna Politkovskaja.
Le associazioni Annaviva e lattOria si sono incontrate per una prima collaborazione nel marzo 2011, in occasione della lettura del testo Cardo Rosso, di Maddalena Mazzocut-Mis. El’sa K. nasce dall’idea di continuare tale collaborazione. Per l’ottobre 2012 le associazioni hanno previsto la messinscena di una nuova edizione, completamente inedita, dello spettacolo.

Per prenotazioni:
2012elsak@gmail.com
Biglietto intero 10 euro; 7 euro ridotto (soci lattOria)

Anna Politkovskaja, corteo a Mosca ed El’sa K a Milano

Debutta stasera all’AreaPergoledi di Milano la nuova edizione di El’sa K, l’opera teatrale che narra la tragica vicenda della giovane cecena El’sa Kungaeva, di cui si era a lungo occupata Anna Politkovskaja, prima del suo omicidio il 7 ottobre 2006. Mentre a Mosca, le autorità, con certe limitazioni, hanno autorizzato un corteo di 200 persone in ricordo della giornalista, Annaviva e  LattOria hanno deciso di ricordala con una nuova versione dello spettacolo El’sa K, scritto da Andrea Riscassi, per la regia di Alessia Gennari, con Sara Urban e Paola Vincenzi. Ci sono ancora dei posti disponibili: prenotateli scrivendo una email all’indirizzo email: 2012elsak@gmail.com

LA NUOVA EDIZIONE DI EL’SA K
Di Andrea Riscassi
regia di Alessia Gennari,
con Sara Urban e Paola Vincenzi,
musiche di Federico Gon.
5 ottobre 2012 – ore 21
6 ottobre 2012 – due repliche ore 18:30 e ore 21
Alle 17:30 di sabato 6 ottobre: tavola rotonda sulla Russia di Putin
AREAPERGOLESI
via G.B. Pergolesi 8, Milano

Ecco il comunicato ufficiale di presentazione:
Dopo l’indiscusso successo di pubblico e critica del 2011, torna in scena a Milano la nuova edizione di EL’SA K , per commemorare il sesto anniversario della morte di Anna Politkovskaja, la giornalista russa assassinata a Mosca sul portone della sua casa.
Era il 7 ottobre 2006 quando degli assassini tuttora impuniti hanno tentato invano di fermare la sua battaglia contro il regime di Vladimir Putin, in nome della libertà di informazione e in difesa dei diritti umani.
L’opera teatrale, scritta da Andrea Riscassi per la regia di Alessia Gennari, narra la vicenda di El’sa Kungaeva, giovane cecena stuprata e uccisa dopo essere stata rapita da una pattuglia di soldati russi guidati dal colonnello Jurij Budanov. Di El’sa Kungaeva, del suo omicidio e della violenza consumatasi sul suo corpo si era a lungo occupata Anna Politkovskaja.
Anna ed El’sa si alternano sulla scena, per restituire le voci di due donne alla storia e alla memoria.
Pur occupando lo stesso spazio scenico, ciascuna vittima del proprio destino tragico, Anna ed El’sa si evocano senza dialogare. L’’evocazione diviene così pretesto per raccontarsi e raccontare. E ad essere raccontati non sono solo il caso di El’sa e il lavoro dei Anna: attraverso le loro parole, rivivono i frammenti del conflitto russo-ceceno, insieme alle implicazioni politiche e sociali di quella guerra ancora latente.
Mettere in scena questo dialogo è fare del teatro il luogo deputato per la memoria attraverso una finzione che si fa cruda e amara rappresentazione del reale. E’ fare del palcoscenico lo spazio del ricordo, della possibilità di una ricostruzione e ricomposizione della verità.

Per info e prenotazioni: 2012elsak@gmail.com

Anna Politkovskaja. Annaviva ricorda la giornalista a teatro con El’sa K

Mancano pochi giorni al sesto anniversario della morte della giornalista Anna Politkovskaja, uccisa sul portone di casa a Mosca il 7 ottobre 2006. Mentre il mondo aspetta che sia fatta luce sulla vicenda, Annaviva ha deciso di ricordare l’evento con lo spettacolo El’sa K, scritto da Andrea Riscassi, diretto da Alessia Gennari e interpretato da Sara Urban e Paola Vincenzi. El’sa K è la storia di El’sa Kungaeva, giovane cecena stuprata e uccisa dopo essere stata rapita da una pattuglia di soldati russi, guidati dal colonnello Jurij Budanov. Di El’sa Kungaeva, del suo omicidio e della violenza consumatasi sul suo corpo si era a lungo occupata Anna Politkovskaja.

EL’SA K.
di Andrea Riscassi, regia Alessia Gennari, con Sara Urban e Paola Vincenzi, una produzione lattOria/Annaviva
5 ottobre ore 21
6 ottobre ore 18,30 e ore 21
Biglietto unico 13 euro
Areapergolesi – via G.B. Pergolesi 8, Milano
Per info e prenotazioni: 2012elsak@gmail.com

La replica di sabato 6 alle 18,30 sarà anticipata da una tavola rotonda di approfondimento sulla situazione in Russia e in Cecenia. L’incontro avverrà alle ore 17.30 (con ingresso libero).

Intanto godetevi questa clip dell’attrice Sara Urban che legge Anna Politkovskaja:

Le donne cecene terrorizzate da un ritorno dei delitti di onore islamici sostenuti dal Presidente.

di Diana Markosian – Special to The Washington Times

29 Aprile 2012

ACHXOY-Martan, Cecenia – Il governo ceceno è apertamente a favore delle famiglie che uccidono i parenti di sesso femminile che violano il loro onore. Così questa repubblica della Federazione Russa abbraccia un’interpretazione fondamentalista dell’Islam, dopo decenni di repressione religiosa sotto il regime sovietico.

Negli ultimi cinque anni, i corpi di decine di giovani donne cecene sono stati trovati gettati nei boschi, abbandonati nei vicoli e lasciati lungo le strade della capitale Grozny, e dei villaggi vicini.

Il Presidente ceceno Ramzan Kadyrov ha detto pubblicamente che le donne morte erano di “facili costumi” e sono state giustamente uccise dai parenti maschi. Ha continuato a descrivere le donne come proprietà dei loro mariti, dicendo che il loro ruolo principale è quello di fare figli.

“Se una donna va in giro e se un uomo va in giro con lei, entrambi dovrebbero essere uccisi“, ha detto Kadyrov, che spesso ha dichiarato che il suo obiettivo è rendere la Cecenia “il più islamico tra i Paesi islamici”.

Nella Cecenia di oggi, l’alcol è del tutto vietato, sono stati introdotti codici di abbigliamento islamico e i matrimoni poligami sono incentivati dal governo.

Alcuni osservatori dicono che il tentativo di Kadyrov di imporre la legge islamica viola la Costituzione russa, che garantisce la parità dei diritti per le donne e la separazione tra Stato e Chiesa.

“Siamo una società tradizionale e conservatrice, ma il governo ha esagerato”, ha detto Lipkhan Bazaeva, responsabile del Centro Dignità delle Donne, un’organizzazione non governativa che promuove i diritti delle donne a Grozny. “Stanno mettendo dei limiti inaccettabili ai diritti delle donne: come individuo, la donna non ha alcun diritto, anche se il marito la picchia, nonostante le leggi russe.”

Anche se gli osservatori concordano sul fatto che i delitti d’onore sono in aumento in Cecenia, la questione rimane in gran parte tabù tra i locali – è molto difficile trovare delle statistiche ufficiali.

“Si sente parlare di questi casi quasi ogni giorno” ha detto un difensore dei diritti umani del posto, che ha chiesto di non rivelare il suo nome poiché ha paura per la sua sicurezza. “È difficile per me indagare su questo argomento, ma su di esso ho lavorato con [l’attivista per i diritti umani] Natasha [Estemirova] per un po’. Ma, ora non posso più farlo. Ho troppa paura ora. Ho quasi rinunciato”.

Estemirova, che ha irritato le autorità cecene con le sue denunce di torture, rapimenti e uccisioni extragiudiziali, è stata trovata morta nei boschi nel 2009 nella vicina Inguscezia con ferite da arma da fuoco alla testa e al torace. Il suo assassino o gli assassini non sono stati trovati.

Pochi osano sfidare apertamente la legge del signor Kadyrov. Ma gli attivisti sostengono che alcune giovani donne musulmane lo fanno clandestinamente, ponendosi in un tiro costante di guerra tra due sistemi di valori.

Milana, una studentessa che frequenta la nona classe a Grozny, mette uno spesso delineatore per occhi, indossa minigonne strette, fuma sigarette ed esce coi ragazzi: tutte cose vietate per una ragazza musulmana in Cecenia. Ha detto di aver sentito molte volte da suo padre: una ragazza cecena che perde la verginità prima del matrimonio è una prostituta, e Allah la punirà. “Se solo i miei genitori sapessero alcune delle cose che ho fatto!” dice con una risatina. “I miei genitori sono troppo severi con me, ma è come qui.”

Gli analisti dicono che uscire o vedersi con persone del sesso opposto può essere una via di fuga per gli adolescenti come Milana, che spesso vivono una doppia vita. “È grande la tentazione di rompere con la tradizione quando sono lontani dalle loro famiglie”, ha detto la signora Bazaeva. “Hanno un buon momento, ma non è senza conseguenze, non in Cecenia”.

In questo piccolo villaggio ceceno, i residenti parlano della ragazza che è stata uccisa ai primi di febbraio dopo aver trascorso una notte in casa del suo ragazzo. Il corpo della sedicenne è stato avvolto in un tappeto tradizionale e riportato a casa di sua madre. I suoi parenti sono sospettati di averla uccisa in nome dell’onore della famiglia.

Per sfuggire a questi severi costumi, alcuni giovani optano per un matrimonio precoce, che vedono come il via di fuga per l’indipendenza, l’attività sessuale e il rispetto sociale. Questo vale anche per i giovani uomini ceceni. Abu-Khadzh Idrisov, 20 anni, che si era sposato era ancora adolescente l’ha sperimentato sulla sua pelle, ha detto. Il suo primo matrimonio all’età di 14 anni è durato appena un anno. Poi si è sposato una seconda volta a 18 anni. Aveva visto la sua futura moglie in un parco a Grozny e, con l’aiuto dei suoi amici, l’aveva rapita. “Quando l’ho sposata, onestamente sapevo solo due cose: il suo nome e la scuola dove studiava. Avevamo parlato insieme solo una volta”, ha ricordato. “Ma noi abbiamo tradizioni e regole estremamente severe in Cecenia, e non si può semplicemente ignorarle. Io porto il nome della mia famiglia, e se lo vengono a sapere, avrò problemi”.

Trad. di Massimo Ceresa

http://www.washingtontimes.com/news/2012/apr/29/chechen-women-in-mortal-fear-as-president-backs-ho/?utm_source=RSS_Feed&utm_medium=RSS

Cecenia: la lotta per la moralità delle donne sta diventando sempre più cruenta

Il Centro per i Diritti Umani (HRC) “Memorial” riceve diverse segnalazioni provenienti da varie repubbliche del Caucaso del Nord che danno notizia di casi di discriminazioni, repressioni, umiliazioni, pestaggi e perfino omicidi di donne commessi con il pretesto del rispetto delle tradizioni locali. La situazione è particolarmente drammatica in Cecenia, dove questi crimini vengono spesso commessi dai rappresentanti della legge o con la loro approvazione. Anche le azioni che sembrano volte a proteggere le donne, paradossalmente, mutano in tragedia. In particolare, è stata introdotta una norma che vieta in modo assoluto di effettuare il cosiddetto rapimento della sposa, costume tradizionale nella Repubblica.

HRC “Memorial” è venuta a conoscenza dell’omicidio di un’altra ragazza, commesso da alcuni suoi parenti alla fine dello scorso anno nella Repubblica cecena. Tra le persone coinvolte nel crimine ci sono un capo di un’amministrazione distrettuale e suo fratello, capo del dipartimento di polizia di un altro distretto, lontani parenti della ragazza.

Per ragioni di sicurezza non pubblichiamo il cognome della famiglia, né il quartiere o il villaggio dove la tragedia ha avuto luogo; d’altra parte non siamo venuti a conoscenza dei fatti dai parenti della ragazza uccisa e, comunque, riteniamo che le nostre fonti siano ugualmente affidabili. I genitori della ragazza e le altre persone coinvolte nei tragici eventi si rifiutano in modo categorico di commentare l’accaduto. Abbiamo pure cambiato il nome della ragazza uccisa e trasmesso tutte le informazioni in nostro possesso agli inquirenti.

Heda è stata vittima di uno dei cosiddetti “delitti d’onore“, ancora oggi frequenti nel Caucaso del Nord. Questi crimini sono commessi dai parenti delle ragazze come punizione per la “vergogna” arrecata alla famiglia. In questi casi le forze dell’ordine non svolgono quasi mai delle indagini. Al contrario, non solo ignorano i crimini e le indagini, ma spesso ne diventano essi stessi complici. A volte delle semplici voci o una parola di troppo su una donna dal “cattivo comportamento” possono bastare ad un membro della famiglia per giustificare un omicidio. Anche il semplice gesto di attenzione di un uomo che non abbia annunciato ufficialmente le sue intenzioni alla famiglia della ragazza, o un SMS ricevuto da un numero di telefono sconosciuto, può essere visto come un “cattivo comportamento”. Accade che i parenti costringano la ragazza a sottoporsi ad un check-up medico per sincerarsi che la ragazza non abbia avuto un rapporto sessuale pre-matrimoniale.

Non c’è via di scampo. Oggi le forze dell’ordine cecene prendono ordini dagli organi amministrativi della Repubblica che sono nelle mani di assassini, e li lasciano impuniti. Questo “mix mortale” di tradizioni molto liberamente interpretate e idee brigantesche ha ampiamente sostituito la legge in questi giorni e in questi luoghi.

Nella seconda metà di novembre, poco prima dell’omicidio, Heda, studentessa, si era recata nella città di Groznyj per seguire le sue lezioni. Non avendo fatto ritorno a casa, i suoi genitori, preoccupati, hanno chiesto aiuto alla polizia, dove uno degli agenti era un loro lontano parente. Il giorno dopo Heda è tornata a casa. Come sono andate le cose? Heda era stata in un villaggio di una Repubblica vicina, dalla famiglia del suo fidanzato. Il fidanzato l’aveva portata a casa dei suoi parenti con il suo consenso.

Le tradizioni Vainakhe suggeriscono diverse possibilità per arrivare a contrarre matrimonio. In primo luogo, si può arrivare al matrimonio col consenso preliminare delle famiglie dello sposo e della sposa. In secondo luogo, si può fare senza consenso, quando i giovani capiscono che le loro famiglie non vogliono il matrimonio; in questo caso il fidanzato porta la fidanzata nella casa dei propri parenti, senza che questi ne siano al corrente. La famiglia della fidanzata viene quindi informata della sua presenza presso i parenti del giovane e allora cominciano i negoziati che terminano col matrimonio. Tuttavia, non sempre avviene in questo modo e se le famiglie non riescono a raggiungere il consenso, i parenti del fidanzato a volte sono costretti a riconsegnare la ragazza ai suoi genitori. Un simile scenario porta a forti tensioni nelle relazioni tra le famiglie.

A volte avviene il cosiddetto “sequestro della sposa“: la ragazza viene portata via senza il suo consenso. Questo è considerato un insulto alla famiglia della sposa, tuttavia le famiglie avviano lo stesso le trattative. I successivi sviluppi dipendono da molti fattori: quanto la ragazza è pronta a resistere alla pressione dei suoi parenti, quanto è potente la famiglia della “rapita”, ecc. Ci possono essere esiti diversi: il ritorno a casa della ragazza, un forte conflitto tra le famiglie , un matrimonio forzato.

I parenti del fidanzato di Heda l’hanno rimandata a casa da sola in taxi il giorno dopo che lui aveva portato la ragazza a casa dai suoi, un fatto che contraddice tutti gli Adat[i] e le tradizioni. Non sappiamo cosa li abbia portati a compiere questo passo. Può essere che la famiglia di Heda abbia richiesto il suo ritorno dopo una trattativa con la famiglia del fidanzato, o che le trattative non abbiano mai avuto luogo e la famiglia del fidanzato avesse paura di qualcosa. C’è la possibilità che uno di questi fatti abbia causato gli eventi tragici successivi.

All’inizio del 2011 il Capo della Repubblica Ramzan Kadyrov ha dato la responsabilità dei “rapimenti delle spose”, oltre che ai rapitori stessi, ai capi delle amministrazioni, ai capi dei dipartimenti di polizia e ai capi del clero. Non si può che accogliere con favore qualsiasi lotta contro il fenomeno dei rapimenti. Tuttavia la lotta contro i sequestri della sposa in Cecenia, a volte, ha degli strani risvolti. Gli agenti delle forze dell’ordine non eseguono nessuna azione contro i familiari di coloro che sono vicini al potere e che sono coinvolti in tali rapimenti. Al contrario quando una ragazza si allontana volontariamente dalla sua casa, nel corso degli eventi cominciano a interferire gli agenti di polizia. Si sono verificati casi in cui lo sposo, che aveva portato via la fidanzata con il suo consenso, è stato poi rapito e picchiato dalla polizia e rilasciato solo dopo il pagamento di un riscatto. Oppure casi in cui i fidanzati sono stati costretti a confessare falsi rapimenti alla polizia.

Il clero ceceno ha deciso di fissare una sanzione di un milione di rubli per il sequestro della sposa. Ma chi verifica il sequestro e in che modo? In pratica per accertare il rapimento dovrebbe bastare la dichiarazione della famiglia della ragazza. Invece il parere delle ragazze non viene mai preso in considerazione. Nelle attuali condizioni, in Cecenia, quasi tutte le famiglie rischiano di non avere giustizia dal clero musulmano che è di fatto nominato dalle autorità laiche della Repubblica.

Forse questa drammatica e discutibile situazione riguardante la combinazione dei matrimoni e le tradizioni sul matrimonio in Cecenia, possono spiegare la paura dei parenti del fidanzato di Heda che hanno rispedito a casa la ragazza da sola in taxi dopo una notte trascorsa nella loro casa. Anche se non è chiaro il motivo per cui essi non l’abbiano rimandata a casa lo stesso giorno del suo arrivo.

Il timore è cresciuto quando si è scoperto che il capo del quartiere e un suo fratello – un agente di un reparto delle forze dell’ordine – erano lontani parenti di Heda.

In preda al panico, quando hanno infilato Heda nel taxi, i parenti del fidanzato le hanno chiesto di non fare i loro nomi, promettendo di chiederla ufficialmente in matrimonio subito dopo “aver risolto la situazione”.

Al suo ritorno a casa il destino di Heda ha iniziato a diventare tragico. In primo luogo, messa sotto pressione la ragazza ha raccontato ai suoi parenti quello che era successo. Poi, per qualche ragione, i suoi lontani parenti – il suddetto ufficiale e un agente di pubblica sicurezza, un ex noto ribelle – sono stati coinvolti nella faccenda. A quanto pare hanno ritenuto che con il loro comportamento inadeguato Heda, il suo fidanzato e i parenti di questo, avessero commesso un affronto alla loro famiglia. È noto che Heda è stata più volte portata via da casa, picchiata e insultata, perché aveva affermato di voler raggiungere gli insorti. Questo è durato fino all’inizio di dicembre. La madre di Heda e i fratelli minori non hanno fatto nulla e la ragazza ha umilmente accettato il suo destino.

Il 2 dicembre, sono arrivati a casa di Heda un suo cugino poliziotto e un altro parente che si era già accanito contro la ragazza. Hanno detto che alcune persone, arrivate in macchina, avrebbero voluto parlare con lei. Non appena Heda è uscita di casa, è stata costretta a salire in macchina e portata verso una direzione sconosciuta. Dopo 10 minuti il suo corpo è stato gettato davanti alla porta di casa. È stata soffocata con il suo stesso scialle che le è stato lasciato intorno al collo. Gli abitanti del villaggio hanno detto che il cugino avrebbe giurato ai genitori della ragazza di non averla mai toccata e di averla solo consegnata alle persone dell’automobile.

Nessun parente della ragazza è disposto a commentare l’evento.

Ottenuto il via libera dei parenti in linea paterna della ragazza, gli assassini hanno chiesto che il fidanzato di Heda e i suoi fratelli fossero linciati.

Nel mese di dicembre il villaggio dove il fidanzato di Heda viveva con la sua famiglia è stato circondato da alcuni agenti delle forze dell’ordine. Per due giorni hanno vietato a tutti di lasciare il villaggio, chiedendo di consegnare i fratelli. Tuttavia questi sono riusciti a fuggire.

Nonostante i protagonisti di questa tragica storia vorrebbero tenere nascosta questa vicenda, non possiamo restare indifferenti a queste tragedie che si svolgono nel nostro paese.

HRC “Memorial” ha fatto appello alle forze dell’ordine di verificare questi fatti e di adottare tutte le misure necessarie per investigare sul delitto e punire i colpevoli.

23 MARZO 2012

Traduzione a cura di Massimo Ceresa

http://www.memo.ru/eng/news/2012/03/23/2303121.htm


[i] La cultura cecena si basa sui valori comuni caucasici. Questi valori hanno formato la legge tradizionale caucasica che si adatta alle norme della Sharia, la legge religiosa islamica. Le leggi della Tradizione musulmana del Caucaso si chiamano “Adat”.