Novy Arbat, ventunesimo piano, dalla finestra si riescono a vedere i grattacieli di epoca staliniana e oltre ancora fino alle cupole del Cremlino. Il viaggio, organizzato da “AnnaViva” (associazione nata dopo l’uccisione di Anna Politkovskaia, giornalista della Novaja Gazeta), che ci porta in Russia come osservatori internazionali delle elezioni, inizia da qui. Un programma preparato con molta attenzione, con contatti stabiliti già da Milano, ci ha portato a incontrare diverse figure della galassia che si oppone ai presidenti Putin e Medvedev. Oppositori impegnati nel mondo dell’informazione e della società civile. L’aria che si respirava già dalle precedenti elezioni di dicembre – dove “Russia Unita”, il partito di Putin, aveva subito un crollo dei consensi, scesi dal 64 al 49,54% – era quella di colossali brogli elettorali. Gli oppositori, per la prima volta, avevano manifestato pubblicamente il loro dissenso con manifestazioni e catene umane, l’ultima proprio pochi giorni prima del voto di marzo. I timori per l’ex colonnello del KGB erano rappresentati soprattutto da “Gennady Zyuganov” candidato dal vecchio partito comunista e dall’oligarca Mikhail Prokhorov, terzo uomo più ricco di Russia e discepolo di Boris Eltsin. La prima serata ci ha portato a incontrare il vicedirettore del giornale online “e-zine” “Boris Dolcin”, presente al colloquio anche il senatore del P.D. Pietro Marcenaro, a Mosca per conto del Senato Italiano come osservatore ufficiale delle elezioni moscovite.
L’opinione riportata dal giornalista si è espressa nel segno di una grande speranza riposta nei movimenti di opinione che si stanno organizzando e che potrebbero diventare l’ossatura per una futura democrazia. Questa sua speranza ci è stata riportata anche dai successivi incontri avuti con blogger molto giovani, dalla figlia della giornalista “Politkovskaia”, Vera e dal vicedirettore della “Novaja Gazeta” “Vitaly Yaroshevsky”, giornale dove lavorava Anna fino alla sua uccisione. Vitaly, analizzando il momento prima del voto, vedeva nella frammentazione dell’opposizione la debolezza del contrapporsi a un blocco granitico come quello Putiniano e sperava ancora in un risveglio delle coscienze più sensibili, pur sapendo che il mondo della cultura si era schierato in gran maggioranza con “Medvedev” e “Putin”.
Domenica 4 marzo, giornata di voto. Prima tappa ingresso al seggio 164, vicino alla casa natale del poeta e scrittore Aleksandr Puskin. All’ingresso troviamo persone sorridenti, gentili, musica popolare, (come se ai nostri seggi ci facessero sentire un bel Casadei!), atmosfera molto cordiale, fino al momento in cui si rendono conto che non siamo lì per votare, ma molti di noi scattano foto e fanno riprese: a quel punto, sempre cordialmente, ci fanno cenno che non siamo graditi. Tutt’altra atmosfera si respira alla sede di “Golos”, associazione indipendente che riceve finanziamenti anche dall’U.E., nata proprio con la funzione di monitorare la correttezza dei voti russi e dove siamo stati invitati come “AnnaViva”. Le voci amplificate e concitate arrivano da tutta la Russia, raccontano di brogli in diretta, brogli su brogli, la cosa riesce a creare malessere anche a noi che non siamo abituati a simili circostanze.
Fino a quel momento nessuno di noi poteva immaginare ciò che sarebbe poi capitato alla fine della giornata: Putin stravince con un 63% delle preferenze elettorali. Pur pensando di eliminare tutti i brogli che ci possono essere stati, più del 50% dei voti sarebbe stato sicuramente il suo. Tutte le speranze dei molti giovani, dei giornalisti, dei rappresentanti della società civile, che abbiamo incontrato, per il momento sono spazzate via. La dimostrazione di che aria tiri ancora a Mosca è stata data dalla manifestazione per la vittoria dei Putiniani. Accesso alla piazza soltanto attraverso porte con metaldetector, timore di attentati Ceceni molto forte, migliaia e migliaia di militari, poliziotti, agenti antisommossa, mezzi militari in tutte le vie, la piazza del teatro Bolscioi è un enorme accampamento, uno schieramento di forze tale da far apparire le nostrane manifestazioni degli anni settanta come gite dell’oratorio accompagnate dai vigili urbani. Il tutto si conclude con le lacrime in diretta del nuovo zar Putin.
Il ritorno a Milano ci ha lasciato un’amara consapevolezza: la democrazia come la s’intende ad Ovest di Mosca dovrà ancora attendere.
Sante Cecchi
P.S. Le prime persone che si sono congratulate con il nuovo zar di Russia sono state il presidente siriano Assad ed il nostro Silvio Berlusconi.