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#PussyRiot in carcere

Riportiamo un’interessante commento sulla band femminile Pussy Riot, in carcere con la condanna di blasfemia, scritto dal giornalista Andrea Riscassi:

“Forse temevano che mettendole nella stessa colonia penale potessero improvvisare un altro concerto. Per attaccare Putin, il suo amico Kirill (patriarca della chiesa autocefala russa) e magari l’infame sistema carcerario della Federazione russa. Ereditato pari pari da quello sovietico. E mai rinnovato. Ma d’altronde il paese è guidato da uno che nella precedente vita aveva fatto carte false per andare a fare la spia del Kgb.

E così Masha Alekhina e Nadia Tolonnikova, le due Pussy Riot condannate a due anni di lavori forzati per 45 secondi di concerto anti-putiniano in chiesa, sono state distribuite nel vasto territorio della Russia.
Masha è finita a Perm, in Siberia, uno dei posti divenuti tristemente noti per le repressioni staliniane. Il gulag Perm-36 è stato chiuso (e l’ong Memorial lo ha trasformato in un museo della – scarsa – memoria russa) ma la colonia penale – milletrecento chilometri distante da Mosca – è ancora attiva.
Nadia, la più vivace del gruppo, è stata spedita in Mordovia, una delle carceri più dure della Federazione, dove da anni vengono denunciate violenze sessuali contro le detenute. Dista solo 440 chilometri da Mosca, dove vive la famiglia.
Entrambe sono madri di bambini piccoli ma la tirannide putiniana colpisce così dissidenti e oppositori.

È lo stesso trattamento riservato all’ex oligarca Khodorkovskij. Lo spiegarono i suoi genitori agli attivisti di Annaviva andati a trovarli a marzo: l’imprenditore inviso al regime – trattato alla stregua di un terrorista – ha diritto a una telefonata di 15 minuti, ogni sabato, per parlare con tutta la famiglia; i parenti possono andarlo a trovare una volta ogni due mesi. Ora Khodorkovskij non dista più 6000 chilometri dalla capitale (dove vivono moglie, figli e genitori) come a inizio detenzione. Ora per andare a trovare gli anziani genitori, i figli e la moglie impiegano solo un giorno e mezzo di viaggio…
Sarà lo stesso trattamento sovietico cui saranno sottoposte le due ragazze.

D’altronde, come ricorda il collega e amico Grigorij Pas’ko (autore dell’illuminante volume di Bollati Boringhieri “Come sopravvivere alle prigioni in Russia”) i russi, vittime dell’arbitrio di un regime che i più – obnubilati dalla tv – persino apprezzano, “si dividono in due categorie: chi sta in galera e chi si prepara ad andarci”. E Grigorij dà questo consiglio che, a malincuore, giro alle Pussy Riot ancora libere e agli oppositori russi (che ora hanno eletto, democraticamente, un consiglio di 45 rappresentanti) : “È meglio prepararsi all’ipotesi peggiore: il massimo periodo di isolamento e il massimo della pena nel campo di lavoro. Certo, all’inizio è un’idea difficile da accettare. Ti pesano i ricordi di una vita relativamente felice da libero, della moglie, dei figli (qui non si sa cosa è meglio, se averli oppure non averli – sei padrone di te stesso, e quindi non devi spaccarti la testa per la famiglia). Quindi, per non sentire questo peso, ficcati nella zucca una volta per sempre che ora non hai più niente e nessuno: né una casa, né una famiglia, né una macchina, né un lavoro, né onorificenze… Non sei nessuno. E non hai neppure un’identità. Carcerato. Una cosa senza nome. Una bestia”.

Le bestie, per quanto mi riguarda sono quelle che hanno condannato e vessano Mikhail, Masha e Nadia”.

In Germania si tornerà a protestare contro l’ingiusta incarcerazione delle Pussy Riot il 3 novembre con flash mob a Cologna e Bonn.

Processo Pussy Riot, due condanne

Oggi il tribunale di Mosca ha confermato al processo di appello la condanna a due anni per due delle ragazze del gruppo punk Pussy Riot, colpevoli di atto di teppismo aggravate dalla blasfemia. La terza componente, Ekaterina Samucevich, ha visto sospeso il suo verdetto ed è ora in libertà vigilata.  Il nuovo avvocato della ragazza ha sostenuto che la giovane Pussy Riot è stata vicino all’altare della Chiesa del Cristo Redentore per meno di 15 secondi e che è è stata fermata dalla sicurezza subito, prima di saltare, gridare e urlare frasi offensive per i credenti.

Durante il processo, una delle tre Pussy Riot ha definito più volgare, rispetto alla loro esibizione, la frase con cui Putin ha conquistato il consenso nelle elezioni del 2000: “inseguiremo i terroristi fin nel cesso”. L’ex spia del KGB divenne popolare con quella frase per la guerra patriottica contro i ceceni (decine di migliaia i morti, per lo più civili).

Le Pussy Riot oggi in aula si sono dichiarate “prigioniere politiche”. Amnesty le ha, fin dal giorno del loro arresto in carcerazione preventiva, considerate “prigioniere di coscienza”.

FREE PUSSY RIOT

#PussyRiot

Fonte: Andrea Riscassi, Financial Times, EngPussy Riot

Ecco alcune foto del flash mob di Annaviva a Milano:

#FREEPUSSYRIOT, 1° ottobre in piazza

Non si ferma la mobilitazione mondiale a favore delle Pussy Riot, le tre ragazze del gruppo punk femminista che dovranno scontare due anni di lavori forzati per il concerto anti-putiniano nella Cattedrale del Cristo Salvatore di Mosca.

Il primo ottobre, nel giorno di apertura del processo d’appello alla band, in oltre 100 città sparse in tutto il mondo ci saranno manifestazioni di solidarietà. Lo ha riferito su twitter Mark Feigin, uno degli avvocati del gruppo punk. Gli eventi sono sempre molto seguiti e un altro fatto rivela l’interesse crescente verso il destino di queste giovani: il colosso Ikea è sato costretto a togliere la foto dal proprio sito russo di tre ragazzini con indosso la balaclava, seduti sui famosi mobili. L’immagine era stata la più votata dai consumatori in un concorso per scegliere la foto di copertina del nuovo catalogo Ikea.

E mentre anche il jetset internazionale si mobilita a favore delle ragazze (dopo Sting, Madonna, Paul McCartney e Bjork, anche la cantante Sinead O’Connor ha scritto una lettera a Putin per chiedere la liberazione delle ragazze) Milano, dopo il successo del flash mob di lunedì 17 settembre, si prepara a scendere in piazza con il resto del mondo lunedì primo ottobre alle ore 17,30 in via Dante, sotto la bandiera russa per l’Expo.

Un gesto di solidarietà per non far dimenticare nessuno

No pasaran!! #FREEPUSSYRIOT

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Per vederele immagini del flash mob ddel 17 settembre cliccate qui